Origini della Repressione Sessuale
di Antonio Sammartino
17/12/2010
Dove regna l’incomprensibile si inserisce la Religione
Per meglio comprendere l’effetto della Repressione sessuale e dei condizionamenti sociali associati, occorre fare un salto indietro nel tempo fino a giungere intorno al 3000 a.C. in cui fu stabilito da parte di qualche furbone del tempo, che la sessualità doveva essere regolata dalla Religione, in quanto erano gli Dei, attraverso i sacerdoti e gli stregoni, ad indicare le norme da seguire, mediante l’interpretazione della volontà divina.
Anche la medicina era di esclusiva competenza dei Sacerdoti in quanto basata sull’assunto teologico che, qualsiasi disturbo fisico o mentale fosse causato dal peccato, cioè da un’offesa al divino indotto da potenze malefiche (diavolo). Quindi, poiché le malattie erano causate dagli Dei, i sacerdoti erano su mandato divino, gli unici in grado di esercitare la pratica medica. Tuttavia, non possedendo alcuna conoscenza medica, nelle cure usavano rimedi empirici e rituali esorcistici, per invocare l’intervento divino che, nella sua misericordia, poteva donare la guarigione. La Chiesa si propagandava quindi come grande esperta di Umanità, vicina ai bisogni dell’uomo. Dove regnava l’incomprensibile, subito si inseriva la Religione e quindi i Sacerdoti unici in grado di interpretare la volontà divina.
I Greci, grazie al loro progresso culturale e civile, svilupparono la convinzione che non erano le leggi divine che dovevano regolare i comportamenti sessuali, per cui riuscirono a realizzare un’ideale di vita più umano e naturale, che non si basava su divieti morali imposti dalla religione. Quindi svilupparono l’idea di una sessualità associata alle forze del piacere e quindi cercarono di individuare le condizioni migliori, per realizzare una sana e moderata attività sessuale, in grado di limitare gli eccessi. A questa idea di libertà, si oppose, con una morale sessuofobica e repressiva, la religione con i suoi sacerdoti, filosofi e medici, che riuscirono a creare un’idea della morale in grado di inibire l’attività sessuale. Su questa base successivamente si sviluppò la morale sessuofobica del Cristianesimo.
Nei secoli successivi il pensiero greco-romano iniziò a privilegiare il rapporto coniugale rispetto ad altri tipi, mentre le scuole classiche di medicina diffondevano l’idea di un effetto benefico dell’astinenza sessuale, in quanto ritenevano che l’emissione del seme maschile poteva nuocere alla salute. Diabolico, con un’idea molto semplice, basata sull’ignoranza, riuscirono ad inibire la sessualità della donna e quindi a contenere l’esuberanza sessuale dell’uomo. A quei tempi non esistevano ancora norme giuridiche che riguardassero la sfera sessuale. Il primo ad introdurre leggi sui comportamenti privati dei cittadini fu Augusto che regnò nel periodo compreso fra il 63a.c. e il 14d.c. Durante questo periodo furono emanate alcune leggi che definirono, l’accoppiamento di un uomo con una donna diversa dalla moglie, come rapporto illecito e lo qualificarono come stupro. Tuttavia l’impero romano fu anche caratterizzato da concezioni sessuali estremamente libere.
Con la decadenza dell’impero romano e con l’adozione del Cristianesimo come religione ufficiale, il dominio viene assunto dal potere papale, controllato dalle famiglie baronali romane, che si contendevano il governo spirituale temporale della Chiesa, mediante membri della propria famiglia, insediati come Papi. Il Cristianesimo intanto aveva reso i principi concernenti la sessualità, nuovamente di dominio religioso e si adoperò affinché si praticasse una vigorosa repressione sessuale. Durante tutto il Medioevo il mondo cristiano, fu pervaso da un incontrastato dominio sessuofobico della Chiesa che, in nome di un trionfo dell’ideale monastico, instaurò un legame tra carne e peccato, al fine di poter predicare la mortificazione del corpo. Di questa scellerata e disumana imposizione furono vittime soprattutto le donne. Infatti la Chiesa riprese, in una prospettiva teologica, la tradizione misogina (cioè, il disprezzo per la donna) della cultura greco-romana, trasformando il peccato originale da peccato di orgoglio, in peccato sessuale, mentre la donna e il corpo divennero le peggiori incarnazioni del male.
La Chiesa arrivò fino a disprezzare il matrimonio e a considerare il sesso come la principale fonte di peccato e si adoperò per imporre legislazioni sempre più severe nei confronti dei comportamenti sessuali. Infatti le streghe, i demoni, gli ossessi erano individui che venivano condannati quasi esclusivamente per questioni sessuali. Il motivo di questo scellerato disprezzo nasceva dalla convinzione della Chiesa che considerava l’amore una passione negativa, una malattia dei sensi che turbava l’animo, che allontanava l’uomo dalla religione.
Con il Rinascimento inizia a crearsi un nuovo e più profondo interesse per l'attività sessuale che inizia ad essere considerata un sentimento d'affetto e non più un’attività necessaria solo per la riproduzione della specie. All’immagine nefasta della donna creata dalla Chiesa, si oppose quella creata dall’aristocrazia del tempo, in cui il rapporto d’amore, il desiderio e la passione erotica furono sublimati e la donna iniziò ad essere considerata come un essere superiore. La repressione della sessualità quando è priva di sublimazione, crea un disagio sociale ed emotivo in chi è costretto a subirla. Infatti diversi individui, vorrebbero avere dei normali rapporti sessuali con il proprio partner, però spesso non riescono perché, quando intimamente toccati, pensano di praticare atti disdicevoli, per cui finiscono per sottrarsi alle attenzioni. Spesso queste persone oltre ad aver subito l’ingerenza della morale sessuofobica della Chiesa, hanno dovuto sopportare anche una terroristica e bigotta educazione in ambito familiare e sociale, che ha compromesso la loro capacità ad amare e vivono la loro esistenza con un perenne senso di colpa.
La Chiesa, in quasi tutta la sua storia, ha sempre disprezzato e terrorizzata la donna, che per difendersi da questi attacchi ha dovuto sempre dimostrare una devozione quasi morbosa nei confronti del Credo Religioso. Ancora oggi questo timore, attraverso l’inconscio collettivo, condiziona molte donne e li costringe liberamente a seguire le odiose imposizioni della Chiesa. La desertificazione della Chiesa e il massiccio calo delle vocazioni, preoccupa i potenti della Chiesa che aiutati da diversi furbi e bigotti politici italiani, hanno ripreso con vigore ad aggredire le libertà individuali (aborto, divorzio, ecc.) mediante le loro idiozie rivestite di un ipocrito moralismo, il cui fine è anche di porre uno stupido rimedio ai disordini sessuali di certi ambienti religiosi, a cominciare dalla pedofilia, per giungere fino all’omosessualità delle Suore e dei Preti.