Un trauma non si risolve razionalmente
Un trauma non è la semplice storia di un evento che si è verificato nel passato, ma un insieme di emozioni e sensazioni fisiche acquisite durante l’evento che ha causato il trauma, che non vengono successivamente vissute come ricordi, ma come devastanti reazioni fisiche che invadono il presente.
Per risolvere un trauma è importante innanzitutto ripristinare un adeguato equilibrio tra il cervello RAZIONALE che si esprime attraverso i pensieri e il sistema EMOTIVO e la parte superiore del Tronco Encefalico, che si manifestano mediante reazioni fisiche (sensazioni viscerali, respirazione, battito cardiaco, ecc.).
Il cervello razionale consente di comprendere da dove proviene una paura che la persona percepisce, ma non è in grado di eliminare le sensazioni, le emozioni e i pensieri. Capire il perché ci si sente in un certo modo, non modifica il modo in cui ci si sente, al massimo può impedirci di adottare reazioni disdicevoli.
Quando si verifica un evento che sollecita uno stato di iper-vigilanza, la persona viene spinta fuori dalla FINESTRA DI TOLLERANZA di attivazione emotiva, per cui la mente viene invasa dalla rabbia o diventa facile preda del panico o di altri stati mentali disfunzionali, mentre i pensieri diventano confusi e l’Ippocampo non funziona al meglio. Quando la persona è in questo stato non è in grado di apprendere dall’esperienza. Per modificare le reazioni post-traumatiche occorre accedere al cervello emotivo, per riparare il sistema di allarme.
Secondo LeDoux la sola via CONSCIA per accedere al cervello emotivo è quella dell’autoconsapevolezza mediante l’attivazione della Corteccia Prefrontale Mediale (mPFC), cioè quell’area del cervello che osserva ciò che accade dentro di noi e che è direttamente connessa con l’Amigdala, dove vengono memorizzate quasi tutte le principali informazioni relative al trauma. Quest’area è fortemente modulata dagli eventi motivazionali significativi, sia positivi che negativi. Anche se gran parte del CERVELLO COSCIENTE si focalizza prevalentemente sul mondo esterno (ad esempio si occupa di entrare in relazione con gli altri e di pianificare il futuro) non ci aiuta a gestire noi stessi. Il solo modo in cui possiamo modificare come ci si sente è di diventare consapevoli della nostra esperienza interiore, in termini più semplici occorre apprendere a modulare ciò che accade dentro di noi.
La parte RAZIONALE ANALITICA del cervello invece si trova nella Corteccia Prefrontale Dorsolaterale che non ha connessioni dirette con il cervello emotivo. Ciò spiega il perché con la ragione non possiamo modificare il nostro mondo interno.
La funzione della Corteccia Prefrontale Mediale (mPFC) è quella di mediare il processo decisionale. E’ selettivamente coinvolta nel recupero delle antiche memorie, supporta la memorizzazione e il consolidamento nel tempo (da secondi a giorni). Quindi apprende le associazioni tra contesto, luoghi, eventi e risposte adattative corrispondenti, in modo particolare quelle emotive. Si basa sull’Ippocampo per sostenere il rapido apprendimento e consolidamento della memoria.
La funzione della Corteccia Prefrontale Dorsolaterale (PFC) è quella relativa alla pianificazione dei comportamenti complessi (astrazione e flessibilità cognitiva), nella presa delle decisioni e nella moderazione della condotta sociale. Essenzialmente svolge quelle funzioni esecutive che consentono di distinguere i pensieri contrastanti, di determinare le conseguenze relative alle attività nel momento presente, di predire i risultati, fare aspettative basate sulle azioni ed esercita il “controllo sociale” sopprimendo gli stimoli che possono condurre a comportamenti antisociali.