L’Infanzia del Narcisista
di Antonio Sammartino
06/05/2020
Il narcisista da bambino ha vissuto in un ambiente in cui dominava la negazione dei sentimenti e un’errata manifestazione e riconoscimento delle emozioni. Il forte disagio che ne è derivato lo ha indotto a interiorizzare un’intensa rabbia, che nell’adulto si è tradotta in aggressività e ipersensibilità alle critiche, in bisogno di sminuire gli altri e quindi in indisponibilità al confronto. La manipolazione emotiva è l’unico modo di connessione al prossimo che è in grado di attuare.
Il narcisista ha un intenso bisogno di amore e di attenzioni, purtroppo per effetto del disturbo della personalità che lo caratterizza, lo fa con una modalità disfunzionale.
La vittima invece durante l’infanzia è stata fatta percepire o si è percepita priva di valore, per effetto della sua insicurezza, ciò l’ha indotta a rimuginare troppo sui pensieri negativi. Quando è alta frequenza dei pensieri negativi, la persona li vive come fatti, per cui nelle relazioni avverte il gran bisogno di scegliere un partner che la fa sentire sbagliata e senza valore, per cui paradossalmente il sentirsi a volte amata e a volte usata, la coinvolge emotivamente. In questo senso è come il drogato che è consapevole che la droga è il suo problema, ma la dipendenza lo lega a ciò che lo distrugge. Non è casuale che nel caso della vittima si parla di dipendenza affettiva.
Per superare e risolvere un rapporto con un narcisista occorre innanzitutto iniziare a curare i propri bisogni e sminuire le imprese del narcisista, in alternativa porre in essere un silenzio totale, cioè nessuna comunicazione, nessun contatto, nessuno scambio diretto o indiretto (se possibile). Ciò ferisce e punisce profondamente il narcisista, mentre le lacrime, le offese, l’odio, gli insulti e la rabbia nei suoi confronti lo nutrono. Non serve sottomettersi o ribellarsi, non servono i silenzi o le parole, i ritorni conciliatori o i compromessi. L’unica ragionevole soluzione è di interrompere i contatti.
Il narcisista non è in grado di instaurare una VERA relazione con gli altri, ma li usa come oggetto di sostegno alla sua autostima, oggetto necessario per promuovere la propria identità psicopatica. Quindi quella che instaura non è una relazione d’amore, ma una relazione che disconosce i diritti dell'altro. Corrompe la relazione, nell’illusione di ottenerne il controllo mediante l’esercizio di un potere idiota.
Usa gli altri (coniuge, figli, amici e conoscenze) per raggiungere e godere di quell’irrinunciabile bisogno narcisistico di sostegno alla propria inconsistente personalità.
E’ in questa follia narcisistica che si crea un collegamento tra perversione e psicopatia, in cui la psicopatia trae origine dalla perversione e da quel bisogno totale ed assoluto di amore di cui ha bisogno, ma che è incapace di conquistarsi mediante un SANA relazione con gli altri.
Il narcisista è inconsapevole delle conseguenze del suo agire, in quanto sono il riflesso di un disordine della personalità e di assenza di empatia (incapacità di percepire le emozioni degli altri) per questi motivi agisce distruttivamente senza senso di colpa e senza comprendere la ferocia delle sue interazioni sentimentali. Dietro l’apparente grandiosità vi è un Io infantile pieno di dolore e di rabbia, prigioniero della sua incapacità di amare.
Il narcisista sembra una persona normale, mentre in realtà è un eccezionale mentitore, possiede l’astuta capacità di non rivelare la sua vera personalità quando è con gli altri, anzi mostra molto empatia nei confronti degli estranei, mentre l’empatia è totalmente assente nei confronti del partner e dei figli, che li costringe a vivere quotidianamente un trauma che provoca in loro diversi sintomi fisici, psicologici e comportamentali, apparentemente incomprensibili. E’ caratterizzato dall’avere una personalità PATOLOGICA IPERNARCISISTICA che non è un aspetto del suo carattere.
Adora innanzitutto la sua immagine, è avido di potere sugli altri ed usa i figli e il partner per ricevere conferme su se stesso e per aumentare il suo sentimento narcisistico. È indifferenti alla felicità dei figli e del partner, mina alla base la loro autostima, rendendoli modellabili e facilmente strumentalizzabili, cerca costantemente di allontanarli da chi li ama. È il suo umore che determina l’atmosfera all’interno della famiglia, passando facilmente da un comportamento gradevole ad uno detestabile.
Non riconosce di avere un disturbo psichico, anche se dominato da un costante squilibrio emotivo e da un carattere infantile; nega qualsiasi critica gli venga rivolta, in quanto è convinto di possedere un grandioso senso di importanza, crede di essere unico ed è assorbito da illimitate fantasie di speciale fascino e potere. La priorità è la SUA immagine, per cui quando è con gli altri si sforza di adottare comportamenti che possono procurargli appezzamenti, anche se in diversi casi assume atteggiamenti arroganti e presuntosi. I familiari vittime sperano sempre che possa cambiare ed assumere comportamenti amorevoli, che in alcune circostanze mostra di possedere, ma questa è una ILLUSIONE perché il narcisista non cambia mai, per cui nelle circostanze che si rende gradevole lo fa solo perché in quella occasione ottiene un beneficio narcisistico.
Una delle principali motivazioni che impediscono alle vittime di comprendere la patologia narcisistica è che sono state intrappolate in un riflesso incondizionato del senso di colpa e nella loro indotta propensione alla colpevolezza. Infatti la colpevolizzazione è la più efficace arma che usano i narcisisti, per ottenere ciò che desiderano dall’altro, in quanto induce le vittime a non fidarsi del proprio senso critico.
Per individuare questo tipo di personalità occorre innanzitutto osservare e successivamente giudicare, in quanto il narcisista possiede l’istintiva capacità di generare nelle sue vittime intense emozioni negative, facendogli credere che sono loro ad auto-generarle, ma sa anche come indurre emozioni positive. E’ questa ambivalenza che insinua nelle vittime il dubbio sulla sua patologia. Per salvarsi dalla patologia di queste persone non bisogna pensare di affidarsi alla propria intelligenza o all’illusione che il manipolatore possa cambiare. Per salvarsi da queste persone esiste una sola possibilità, prendere una drastica distanza affettiva e fuggire appena possibile, lontano da loro, senza lasciarsi condizionare dal senso di colpa o da eventuali loro promesse, perché sono dei mentitori eccezionali.
LA DIPENDENZA AFFETTIVA è uno stato disfunzionale nel quale la relazione con l’altro è percepita e vissuta come indispensabile e necessaria per la propria esistenza, fino al punto di annullare se stessi e di non considerare i propri bisogni e necessità. La principale motivazione è di evitare il TIMORE DI ESSERE SE STESSI e la paura associata alla rottura della relazione. Infatti l’incapacità di tollerare la solitudine le rende facili prede della lusinga, in quanto la relazione viene percepita come un FUTURO DI PROTEZIONE, mentre l’altro è generalmente motivato dal bisogno di SOTTOMETTERE qualcuno, per esercitare la sua narcisistica presunta superiorità.
In questo tipo di relazione, nella persona dipendente, spesso prevale l’assenza di confini con il partner, la devozione estrema, la gelosia morbosa e quindi l’isolamento, il senso di colpa e la rabbia; mentre l’altro mortifica il partner operando un costante confronto con un ipotetico altro ideale. Quest’ultimo atteggiamento, costantemente reiterato, contribuirà ad accentuare nella persona dipendente le sue insicurezze, che si manifesteranno con un’accentuazione del suo stato di ansia. Ciò significa che la dipendenza affettiva si alimenta attraverso la svalutazione e l’umiliazione, al fine di soddisfare il proprio desiderio di cambiare l’altro, perché se si riesce a farsi amare da chi ama solo se stesso, si dimostra di avere un proprio valore. Paradossalmente la persona dipendente, non trova interessante, come partner, le persone affettuose ed affidabili (anche se le cerca), in quanto il suo DESIDERIO ha bisogno del RIFIUTO e DELL’ASSENZA DI CERTEZZE. Inoltre, questa sua errata valutazione, oltre ad alimentare il disturbo, motiva il suo comportamento attraverso l’attribuzione a se stesso di colpe che non ha.
La dipendenza affettiva si sviluppa nei confronti di una persona ed ha origine da un TRAUMA infantile (generalmente è indotto dall’abuso emotivo) in grado di generare fenomeni di DISSOCIAZIONE DELLA COSCIENZA e di DISREGOLAZIONE EMOTIVA e da uno stile di ATTACCAMENTO INSICURO/DISORGANIZZATO, che determina il modello di regolazione degli affetti del futuro adulto. Questo tipo di attaccamento si sviluppa in quanto il bambino vive la relazione con il suo caregiver in una condizione di minaccia che non gli offre alternative, in quanto la fonte di protezione è assente o è fonte di pericolo. Ai fine dell’attaccamento, nella persona dipendente è molto accentuato lo stile Preoccupato/Timoroso, mentre è molto basso, oltre allo stile Sicuro, quello Distaccato/Svalutante.
Nella dipendenza affettiva la persona, attraverso i sintomi (depressione, ansia, panico, sensazione di morte, ecc.) esprime un dolore e un grave disagio nella relazione affettiva con il partner. La funzione del dolore psichico della persona dipendente è di promuovere, attraverso l’alienazione del sé, l’illusorio tentativo di salvare l’immagine dell’altro e di validare il bisogno narcisistico di onnipotenza di cui necessita il partner narcisista per proseguire la relazione. Quest’ultimo inconsciamente, mediante i suoi comportamenti, alimenta il dolore dell’altro e non si preoccupa di compromettere, con il suo agire, l’equilibrio psicologico del partner dipendente. I suoi unici interessi sono di non far emergere la sua incapacità affettiva, di gratificare la sua immagine di grandiosità e di compiacersi per l’inseguimento sentimentale che scatena, di contro la persona dipendente ricerca nell’altro una durevole e intensa relazione affettiva.
E’ importante che la persona dipendente comprenda che non è prigioniera del suo passato e l’errore che commette è di ricercare in lei ciò che non funziona, mentre sono i pensieri, le emozioni e i comportamenti che derivano dalle azioni reciproche, che determinano il senso dell’inadeguatezza, indotto dall’azione demolitrice dell’immagine di sé. La persona dipendente, non deve farsi lusingare dalle premure e rassicurazioni, perché la persona narcisista è dominata dall’indifferenza e dopo aver raggiunto il suo scopo, ritorna ad essere quella che è sempre stata.
La persona dipendente non deve lasciarsi dominare dall’ambiguità che esprime il partner narcisista, che a volte si mostra romantico, affettuoso e comprensibile, mentre altre volte diventa anaffettivo, crudele, ecc. Il problema della persona narcisista è che non vi è stata nella sua storia emotiva un’integrazione tra la parte positiva e quella negativa del suo vissuto rimosso di bambino traumatizzato.
La persona dipendente deve essere consapevole che si è innamorata della parte buona, per cui è portata a minimizzare o negare gli aspetti negativi che scinde dall’oggetto d’amore, nell’illusione di riuscire a liberarlo dal male oscuro che lo domina.
Spesso la psicoterapia depotenzia i disturbi clinici causati dalla dipendenza affettiva, fino ad annullarli. Tuttavia, trascorso un certo periodo di tempo, nella persona dipendente iniziano a manifestarsi vari sintomi e un senso di inquietudine, anche se non sono più della medesima gravità di quelli precedenti all’inizio della terapia. In altri termini, la terapia ha consentito alla persona dipendente di acquisire la consapevolezza sulle motivazioni risalenti alla sua infanzia, ma non si è realizzato o si è arrestato l’elaborazione del vissuto emotivo nel contesto attuale, in quanto le conquiste e il benessere raggiunto in terapia sono state vanificate dalle reazioni del partner narcisista, che nel vedere minacciato il suo potere di controllo, attua comportamenti disdicevoli (aggressività, disprezzo, sarcasmo, derisione, ecc.) in modo da innescare nuovi conflitti oppure manipola e lusinga, al fine di spingere di nuovo il partner nella dipendenza affettiva.
Nel cercare di capire i comportamenti di un NARCISISTA PATOLOGICO non si può usare il buon senso, ma occorre sempre considerare il loro inalienabile bisogno: “la ragione del loro esistere è solo nel distruggere qualcuno”, perché oltre ad essere privi della capacità di provare affetti o sentimenti, non considerano l’altro una persona, ma un oggetto; inoltre non sono in grado di riconoscere le sofferenze che infliggono. Sono avidi di ammirazione e approvazione ed hanno un intenso bisogno di sminuire gli altri per poter percepire una buona stima di sé. In una relazione, non sono interessati ad avere vicino una persona con cui condividere sentimenti e passioni, ma qualcuno che sia una loro estensione e quindi usano il partner per rispecchiarsi. Ignorano completamente i bisogni dell’altro.
Il loro è un comportamento crudele e manipolatorio, infatti all’inizio, durante la fase della LUNA DI MIELE cercano di dimostrare di volere solo il bene della loro vittima, usano strategie che la lusingano, per poi passare ad una fase in cui iniziano ad usare il sarcasmo, il rimprovero, il silenzio, la svalutazione e una aggressività attiva o passiva. Il fine ultimo della loro strategia di seduzione è di indurre la loro vittima ad un livello di totale dipendenza fisica e psicologica, a dubitare di se stessa, a farla sentire confusa, fino ad annullare la sua capacità di scelta e di responsabilità, a fargli credere che la realtà che percepisce non è oggettiva, in modo da minare ogni sua certezza, per fargli credere che è sbagliata.
La vittima in una prima fase è INCREDULA, sia per ciò che gli sta accadendo (perché comincia a vedere crollare le sue illusioni), sia in quello che gli viene fatto credere, per cui inizia a DIFENDERSI con rabbia e a sostenere le sue argomentazioni, ma l’azione di manipolazione in atto da tempo ha ormai minato le sue convinzioni, per cui è molto probabile che entri in una fase DEPRESSIVA che contribuisce a renderla maggiormente insicura, vulnerabile e dipendente. Inizia così una lotta interna, sostenuta da una parte del sé che crede di poter ancora recuperare il rapporto, con un’altra parte che la spinge a terminare la relazione. Spesso questo conflitto, mediante l’autoinganno, potrebbe non risolversi mai.
I narcisisti, per loro natura sono attraenti e seduttivi, diversi sono anche molto bravi a letto, tuttavia il SESSO per loro è un’esca, un ulteriore strumento di manipolazione, controllo e dominio per ottenere attenzione e adulazione; l’atto sessuale in sé per loro è privo di significato, in quanto non genera connessioni emotive. Provano disprezzo per le donne (e le donne per gli uomini), cercano di tormentarle ed umiliarle sessualmente fino a negargli il sesso, ma vivono rapporti extraconiugali sessualizzati per soddisfare il loro bisogno di controllo, potere e gratificazione dell’immagine di sé. La negazione o riduzione dei rapporti sessuali con la loro partner nasce dal bisogno di spingerla fino a PREGARLO, inoltre spesso criticano il suo aspetto fisico e la ignorano per diverso tempo. Se hanno deciso di continuare il rapporto è per motivi di facciata o di convenienza, perché il partner esiste solo per essere criticato e per soddisfare le loro esigenze narcisistiche, per cui è naturale il loro spegnersi, lasciandosi andare completamente quando sono a casa, si disinteressano della vita familiare.
Hanno sentimenti ambigui verso la sessualità, tendono ad essere sessualmente iperattivi o ipoattivi.
Il narcisista IPERATTIVO soddisfa i suoi bisogni narcisistici attraverso le conquiste sessuali o semplicemente pavoneggiandosi. Il sesso è considerato un atto meccanico, privo di intimità e raramente si impegna a livello emotivo con le sue partner, ma sono anche molto bravi nel simulare l’intimità.
Il narcisista IPOATTIVO si caratterizza per assenza di fantasie e desiderio per le attività sessuali, prova avversione o apatia sessuale e in diversi casi è presente una latente omosessualità. Per ottenere attenzione e ammirazione esaltano la loro intelligenza e conoscenza. Non amano il sesso, perché preferiscono l’autoerotismo compulsivo, il sesso virtuale, la pornografia, il sesso privo di emozioni che si procurano frequentando prostitute; questa preferenza deriva dal considerare il partner, un oggetto e non una persona.
Come comportarsi con una persona narcisista? La soluzione più efficace, anche se è la più difficile, è di EVITARLO. E’ inutile cercare di discutere, perché è impossibile convincerlo oppure renderlo ragionevole, quindi o lo si asseconda lodandolo, esaltando il suo ego oppure lo si deve abbandonare; combatterlo si rischia solo di renderlo molto vendicativo e la sua vile crudeltà può creare profonde ferite narcisistiche.