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Library: Psicologia - Meccanismi Mentali

L’origine della cura delle Malattie Mentali
di Antonio Sammartino    24/09/2016

Nell’antichità le malattie mentali erano sconosciute. Tuttavia sembra che dall’inizio del neolitico i nostri progenitori fossero in grado di riconoscere i disturbi di tipo psichico. Li consideravano la manifestazione di forze esterne alla persona, come le divinità. In seguito, le persone affette da un qualsiasi disagio psichico, venivano considerate pazze.

Nell’antichità diversi erano i metodi usati per curare gli ammalati, dalla trapanazione alle purghe, fino ai rituali religiosi. Secondo un’antica credenza popolare, la follia era provocata da una serie di pietre conficcate nella testa che un medico, con una semplice operazione, poteva estrarre. Il chirurgo ritratto da Bosch, indossa una lunga veste con sulla testa un imbuto, mentre una donna che osserva la scena appoggiata ad un tavolo, regge con il capo un libro. L’imbuto e il libro, attributi tipici della sapienza utilizzati in maniera impropria, diventano nella visione di Bosch motivi di derisione della pratica medica che solo la stoltezza degli individui può ritenere capace della guarigione dalla follia.
LA TRAPANAZIONE veniva usata per trattare qualsiasi tipo di disturbo mentale, dall’epilessia alla malinconia. L’intento era di liberare il paziente dagli spiriti maligni che lo tormentavano. A volte il pezzo di cranio asportato veniva dato al malato o alla sua famiglia, come talismano. Veniva eseguita con un coltello di pietra. Si tagliava una porzione rotonda del cranio, che poi veniva asportata oppure si praticavano tanti piccoli fori accostati, fino a formare un cerchio, quindi era sufficiente eseguire un taglio tra un foro e l’altro, per aprire la calotta cranica, senza danneggiare la membrana che protegge il cervello. Questa pratica fu usata fino al 18° secolo. Fu abbandonata per l’alto tasso di mortalità dei pazienti. 

ESORCISMO. Fin dal 3000 a.C. babilonesi ed egiziani consideravano preda dei demoni le persone mentalmente instabili. Per far uscire le presenze maligne, effettuavano esorcismi. I sacerdoti, per liberare le persone dalla presenza del maligno ricorrevano a pratiche religiose. Fu nel medioevo che meglio si delineò la tecnica per guarire un paziente indemoniato. Inizialmente il prete che effettuava l’esorcismo cercava di convincere il demone ad uscire fuori. Se questo non era sufficiente lo insultava. Se neppure questo rituale produceva il risultato sperato, il malato veniva sottoposto a trattamenti che lo mettessero in uno stato di disagio fisico: lo facevano immergere in acqua molto calda oppure gli facevano inalare vapori di zolfo. Quest’ultima pratica convinceva il demone ad uscire dal corpo del malato. 
SALASSO. Gli antichi egizi curavano le malattie mentali con l’arte oppure usavano fare i salassi. Questa tecnica fu ripresa da Greci, Romani, Arabi, Asiatici, per essere successivamente usata in tutta Europa, soprattutto nel 19° secolo.
Secondo i Greci, sbarazzarsi del “cattivo sangue” serviva a mantenere in equilibrio i “quattro umori”. Per operare il dissanguamento il medico incideva con un piccolo coltellino la vena cubitale mediana, all’altezza del gomito, oppure applicava delle sanguisughe.
Nell'antichità erano i medici a prelevare il sangue dal corpo dei pazienti. Nel 1215 il Papa emise un decreto che indicava i barbieri come “maestri” nell’operazione del salasso. Probabilmente la scelta dei barbieri fu indotta dalla loro abilità nell’uso del rasoio.
PURGHE. Seguendo grossomodo lo stesso concetto del salasso, i medici dell’antichità credevano di poter curare la malattia mentale, la cui causa risiedeva dentro il corpo del paziente, facendola espellere con il vomito o purgando il malato. Gli antichi greci usavano l’elleboro nero per indurre il vomito, mentre gli americani utilizzavano il tabacco. Gli arabi preparavano un intruglio lassativo fatto con rabarbaro e senna, rimedi usati allo scopo di liberare le persone dalla malinconia, ottenendo probabilmente l’effetto contrario.

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