La Consapevolezza del sé
di Antonio Sammartino
04/05/2020
La consapevolezza del sé è la rappresentazione dell'io nel passato, presente e futuro
Oggi la conoscenza sulla struttura e sui ruoli delle varie zone cerebrali è sufficientemente consolidata. Sono noti i meccanismi che governano la memoria, il sogno, la percezione sensoriale, la chimica dei neurotrasmettitori, ecc., ma l’aspetto più interessante è senza dubbio la capacità del nostro cervello di rimodellarsi indipendentemente dall’età dell’individuo. Ciò significa che possiamo, in qualsiasi istante della nostra esistenza, attivare e sviluppare risorse che sono ancora latenti.
Normalmente è l’aumento dei bisogni, prodotti dall’ambiente, che obbligano il cervello a svilupparsi ulteriormente, al fine di rispondere in modo adeguato alle necessità esterne. Quindi i processi cerebrali sono potenzialità che si realizzano giorno dopo giorno ed esistono in quanto il cervello interagisce con il corpo e quindi con l’ambiente che ci offre le possibilità di potenziare gli stimoli al cambiamento, al fine di fornire al cervello senso e forma, attraverso le emozioni e le esperienze.
L’organizzazione funzionale del cervello dipende dall’esperienza, mentre l’apprendimento, canalizzato entro specifici contesti culturali, morali e religiosi, può modificare la struttura fisica del cervello, in quanto la capacità ad apprendere è solo in parte geneticamente predeterminata, per cui durante l'esistenza, l’organizzazione neuronale acquisisce determinate specificità per effetto di un processo biodinamico di modellizzazione delle connessioni epigenetiche, che modellano il cervello attraverso l’influenza delle esperienze e delle informazioni possedute dall’individuo. Tuttavia affinché si verifichi un efficace apprendimento, occorre che la modifica sia strutturale e che vi sia una presa di coscienza, seguita da una nuova interiorizzazione delle relazioni.
In questa visione, non è fondamentale ciò che l’individuo conosce, quale è la valutazione qualitativa della sua intelligenza, ma la sua capacità al cambiamento e all’apprendimento di nuove conoscenze, quali fattori lo stimolano o lo rallentano, come promuove la sua espansione in contesti diversi, a quali condizioni il suo progresso si consolida e si auto implementa. In altri termini occorre saper prevedere le possibilità future, sulla base del comportamento cognitivo osservabile nel presente. Quindi è stupido credere di possedere l’intelligenza, in quanto questa convinzione attenua la necessità di dover apprendere a pensare, per imparare ad essere più intelligenti.
Dunque, potenziare l’intelligenza è possibile a qualsiasi età, ed è utile al fine di consentire all’individuo di adattarsi ai diversi fattori motivazionali ed affettivi che ostacolano il suo vivere quotidiano. Solo chi è capace di andare oltre la condizione presente, nella direzione dello sviluppo del suo potenziale, può sperare di determinare le condizioni affinché le aspirazioni, possono nel futuro realizzarsi. La dotazione genetica, gli ambienti deprimenti, la carenza di affetto, anche se possono costituire un ostacolo, non sono determinanti nello sviluppo cognitivo, se l’individuo è in grado di dotarsi di ottimali condizioni psichiche, che possono favorire il suo sviluppo.
Anche se vi sono indubbi periodi ottimali durante i quali l’apprendimento è facilitato dalla plasticità delle strutture del Sistema Nervoso Centrale, con l’avanzare dell’età la riduzione di flessibilità, che tende a cristallizzare i comportamenti, può essere compensata dalla consapevolezza dei propri bisogni, dalla motivazione, dall’atteggiamento e dall’esperienza accumulata negli anni. Occorre imparare a ridurre le resistenze nei confronti delle novità e dei cambiamenti, in modo da attenuare la pigrizia cognitiva, che tende a conservare nel tempo la conoscenza acquisita, al fine di utilizzarla anche in quei contesti in cui potrebbe risultare inadeguata. In altri termini, l’esperienza non deve trasformarsi in tecnica per affrontare e risolvere compiti, ma deve limitarsi a rendere più affidabile e certo il risultato auspicato. Occorre acquisire la capacità a saper rendere più fluida l’acquisizione delle informazioni, al fine di renderla più facilmente disponibile anche nei contesti diversi da quello dell’apprendimento, in modo da sviluppare le capacità, indipendentemente dalle conoscenze possedute dall’individuo.
L’apprendimento dovrebbe essere quindi, il risultato di una mediazione consapevole ed intenzionale, fra il sapere e colui che deve apprendere, in modo da stimolare il potenziamento delle strutture neuronali, affinché tutte le informazioni possano tradursi in conoscenza in grado di essere interpretata ed organizzata in modo autonoma rispetto all’apprendimento, in modo da poter essere adattate con flessibilità alle nuove situazioni. Ciò consente di sviluppare automatismi in grado di mettere a confronto i dati e di individuare le connessioni temporali e casuali, stimolando il bisogno di cercare relazioni fra i dati che vengono forniti e le conoscenze che l’individuo possiede già, evitando la concentrazione frammentaria ed episodica della realtà. Ciò educa l’individuo a definire con precisione i problemi e a visualizzare mentalmente il percorso necessario per risolverli, anticipando così le conseguenze delle strategie ipotizzate, inoltre aiuta a controllare l’impulsività e contribuisce ad attenuare la tendenza a procedere per tentativi.