La nascita del cervello
di Antonio Sammartino
06/05/2020
I problemi psicologici, si risolvono solo se si riescono a sgretolare le connessioni neuronali che consentono la loro esistenza. Per migliorare la propria consapevolezza, è importante comprendere il legame che esiste fra la dimensione psichica dei ricordi e il meccanismo biologico che producono i problemi psicologici.
In diverse situazioni, il cervello risulta bloccato emotivamente nel passato. Per poter ristrutturare i network neuronali, occorre ritrascrivere i ricordi, al fine di sbloccare l’associazione che esiste fra gli eventi del presente che agitano il sistema emotivo e gli eventi del passato che hanno contribuito a creare la relativa componente emotiva. Per poter modificare i pensieri che la mente esprime occorre riorganizzare il cervello.
Un attimo… un fantastico e indimenticabile evento accade.
Una grande gioia ha invaso quel particolare luogo, abbracci, emozioni intense, sorrisi è nata una splendida bambina che tutti chiamano oho. Il cervello di oho, alla nascita, ha circa 100 miliardi di neuroni, forse troppi, per le sue modeste capacità di stimolarli, per cui quelli che non si ritengono necessari, per motivi diversi si lasciano andare e dopo un certo tempo si suicidano.
Superato quell’improvviso trauma che è la nascita, il cervello di oho inizia a rispondere alle esperienze che vive mediante la creazione casuale di connessioni fra i diversi neuroni. Quelli che, per motivi diversi, si attivano simultaneamente tendono ad associarsi, in modo che successivamente, quando se ne attiva uno, automaticamente si attivano tutti quelli che si sono associati a formare quella particolare comunità di neuroni (legge di Hebb).
Queste comunità di neuroni, costituiscono una idea, un pensiero, un’azione, ecc.
Il cervello di oho, non si è ancora ripreso dal trauma della nascita, non avuto ancora il tempo di organizzarsi a funzionare, lui se la prende con comodo, forse perché non sa ancora cosa effettivamente desidera oho e quindi attende.
Perché? L’Ippocampo non si è ancora sviluppato.
Il cervello di oho, durante il primo anno di vita, è in grado di creare solo ricordi impliciti, cioè di tipo comportamentali, emozionali, percettivi e somatosensoriali, in quanto l’Ippocampo, una essenziale struttura neuronale per l'apprendimento e la memoria, non si è ancora sviluppata, per cui il cervello non è in grado di stabilire che quelle esperienze appartengono ad oho e non è in grado di trasformare i ricordi a breve termine in ricordi a lungo termine accessibili alla consapevolezza. Queste memorie, non avendo una collocazione nel tempo e nella storia dell’individuo, vengono memorizzate come esperienze generalizzate, cioè come modelli mentali che determinano i contenuti di quella che è stata denominata Memoria Implicita.
Questi modelli mentali, contribuiscono a determinare il temperamento dell’individuo, cioè una serie di disposizioni comportamentali le cui caratteristiche definiscono, le differenze individuali, nelle risposte sollecitate dagli eventi esterni, cioè ciò che comunemente chiamiamo comportamenti istintivi. Il principio di funzionamento della memoria implicita, si basa sulle associazione e sulle abitudini, mentre l’organizzazione dell’attività mentale è di tipo lineare; l’individuo ha un ruolo passivo, mentre la forma delle rappresentazioni mentali è del tipo stimolo-risposta.
Anche se queste memorie, per il cervello, non appartengono alla storia dell’individuo, successivamente, al verificarsi di determinati eventi, il sistema neuronale che controlla le associazioni, potrebbe richiamarle. Siccome per il cervello questi ricordi non sono associati alla storia dell’individuo, è costretto a manifestarli come comportamenti, emozioni o percezioni generalizzate, in un certo senso sono sfuggiti al controllo dell’Io.
Inizia il conto alla rovescia: meno due, uno, zeroooo.
Esplode la felicità, la torta con la prima candelina illumina e fa brillare gli occhi di oho, si stappa la bottiglia di champagne conservata con cura da diversi giorni. E’ festa anche per il cervello di oho, perché scopre che finalmente è nato lui, l’Ippocampo, anche se viene guardato con sospetto dagli altri inquilini, perché appena giunge vuole subito fare il direttore ed imporre un modo di diverso di operare.
Infatti, l’Ippocampo è il luogo in cui vengono raccolti ed assemblati i dati provenienti dal sistema limbico e dalle diverse aree corticali sensoriali, al fine di formare la rappresentazione di ciò che è percepito nel presente e di associarlo alle emozioni che lo accompagnano. L’ippocampo è l’area in cui i ricordi a breve termine vengono convertiti in ricordi a lungo termine di persone, luoghi e cose, rendendoli accessibili alla consapevolezza. In altri termini è la via che devono percorrere le informazioni per potersi trasformare in ricordi duraturi.
Durante il secondo anno di vita, lo sviluppo dell’Ippocampo, consente la formazione di un secondo tipo di memoria, denominata Memoria Esplicita, in cui vengono memorizzati i ricordi a lungo termine sia di tipo autobiografici, sia di tipo semantici, (cioè quelle informazioni che attribuisco il significato).
In una prima fase, in questo tipo di memoria, vengono memorizzati solo i ricordi Semantici e successivamente anche quelli Autobiografici, che raccontano la storia dell’individuo. I processi narrativi autobiografici sono direttamente influenzati sia dalla Memoria Implicita, sia da quella Esplicita; inoltre, questi processi svolgono una funzione fondamentale nel plasmare i flussi delle informazioni che si riferiscono a noi stessi e alle nostre relazioni interpersonali.
Sembra che il richiamo dei ricordi semantici sia controllato dall’ippocampo sinistro, mentre quello dei ricordi autobiografici siano controllati dall’ippocampo destro e dalla corteccia orbito-frontale destra.
I processi di registrazione dei ricordi, che dipendono dall’attività dell’ippocampo, richiedono una maggiore attenzione, in quanto il cervello viene obbligato ad un’attività di ricerca e quindi ad una forma di richiamo. Inizia così a crearsi la sensazione del ricordare, che quando coinvolge anche la memoria autobiografica, induce il senso del sé, cioè la presenza di se stesso in un passato. Il cervello del bambino entra in una nuova dimensione. Questa nuova attività del cervello, implica anche il passaggio di informazioni dalla memoria a lungo termine, in un ulteriore tipo di memoria, denominata Memoria Permanente. Nella realizzazione di questo passaggio, svolge un ruolo fondamentale un processo denominato Consolidamento Corticale. Dopo essere stati trasferiti, il richiamo di questi ricordi non dipende più dall’attività dell’ippocampo.
Inesorabile il tempo scorre, oho festeggia il suo terzo compleanno.
Certo, non si festeggia più come per il primo, ma comunque è un giorno diverso. E’ un giorno diverso anche per il cervello, perché scopre una nuova capacità, quella di poter viaggiare mentalmente nel tempo e di riuscire a creare rappresentazioni di oho, nel presente, nel passato e nel futuro.
Questa nuova capacità è resa possibile dalla maturazione della Corteccia Orbito-Frontale, che inizia a mediare i meccanismi della memoria episodica.
Riflessione sull’Amnesia infantile.
Da quanto detto emerge che l’amnesia infantile non dipende da un blocco indotto da esperienze intense e traumatiche, come riteneva Freud (uno degli scopi della terapia era quello di svelare questi processi di rimozione), ma è dovuta ad una incompleta maturazione del cervello e quindi del senso di sé. Inoltre, le esperienze vengono vissute dai bambini di età inferiore ai cinque anni, in un modo diverso rispetto a quello reso possibile dalla descrizione mediante il linguaggio.
È l’utilizzo del linguaggio per rappresentare gli eventi in memoria, che contribuisce a far perdere i ricordi precedenti.