Il Corpo Ricorda
di Antonio Sammartino
10/05/2018
Il corpo ricorda ciò che la mente ha dimenticato o non vuole ricordare e lo rivela attraverso le informazioni sensomotorie.
Quando i sintomi somatici non hanno un riscontro negli esami medici, significa che il CORPO CI STA PARLANDO attraverso la manifestazione somatica di un’emozione e ci suggerisce che abbiamo smarrito il contatto con i pensieri. Occorre quindi cercare di identificare le situazioni, gli stati mentali reali associati ai propri vissuti e i pensieri automatici (fantasie, previsioni catastrofiche, ecc.) che ci turbano. Occorre Mentalizzare, cioè elaborare i contenuti mentali relativi a sé stessi, gli altri e le relazioni, per poter comprendere le emozioni e il nostro modo di relazionarci, al fine di individuare i collegamenti tra pensiero, emozione ed azione, per diventare consapevoli del nostro modo di interpretare la realtà e quindi le intenzioni degli altri.
Spesso la sofferenza emotiva trova la sua origine nella mancata comprensione di ciò che l’altro voleva realmente comunicare oppure attribuiamo all’altro contenuti di pensiero che sono nostri.
Nei disturbi somatoformi, un soggetto trasferire sul corpo (o parte di esso) i vissuti emotivi troppo intensi e difficili da affrontare, cioè esprime un dolore psichico a livello corporeo. È un tentativo inconsapevole di gestire una situazione di intenso conflitto, utilizzando l’organismo. In questi casi, il sintomo che la mente crea, paradossalmente svolge una funzione protettiva. Questo tipo di disturbo spesso insorge a seguito di situazioni di stress intenso o di eventi negativi associati a importanti conflitti.
Esiste un limite tra ciò che è psicologico e ciò che è somatico?
Gli stati dissociativi, cioè la perdita della normale aggregazione e integrazione tra memoria, consapevolezza della propria identità, percezione dell’ambiente, controllo dei movimenti e sensazioni, si riferiscono ad una mancanza di integrazione dei processi psicologici e somatici. Studi recenti sostengono che la causa della dissociazione è dovuta a traumi infantili, in cui la dissociazione somatoforma è associata a traumi fisici, mentre la dissociazione psicologica è associata a traumi senza contatto (cioè, disturbi della coscienza, memoria, identità, ecc.).
La dissociazione somatoforme costituisce un tipo di risposta adattativa psicofisiologica al trauma, quando viene vissuto come una minaccia fisica incomprensibile, alla quale non si è in grado di dare una spiegazione razionale, mentre nella dissociazione psicologica, sono le intense emozioni, che accompagnano le esperienze estreme a renderle traumatiche, dissociando i ricordi dell’esperienza traumatica dalla coscienza, sono memorizzati come immagini visive e sensazioni somatiche. Queste intense emozioni interferiscono anche con il funzionamento dell’ippocampo e di conseguenza con l’integrazione delle esperienze ad esse associate negli schemi di memoria esistenti, per cui questi ricordi vengono organizzati ad un livello sensomotorio attivo. Ciò consente di spiegare l’emergere di sintomi somatici, incubi o episodi di riattualizzazione comportamentale.
I ricordi delle esperienze traumatiche vengono generalmente richiamati da circostanze che somigliano a quelle dell’evento traumatico originale, in grado di provocare la produzione di noradrenalina e un aumento anormale della frequenza cardiaca. Queste risposte neurobiologiche ad un evento traumatico, provocano modificazioni permanenti della trasmissione sinaptica nel tronco cerebrale e nelle aree limbiche e corticali del cervello. Queste modificazioni hanno un effetto negativo sull’apprendimento, l’estinzione e la discriminazione dello stimolo.
La dissociazione psicologica (assenza di integrazione dei processi psicologici) costituisce un meccanismo di difesa contro i ricordi emotivi che causano dolori, mentre i sintomi somatici sono manifestazioni dirette delle emozioni e delle sensazioni associate agli eventi traumatici.
In altri termini, le emozioni intense associate ad un trauma, possono interferire con l’elaborazione cognitiva dell’esperienza. A seguito di ciò, gli affetti vengono codificati a livello sensomotorio piuttosto che in una modalità semantica e linguistica, impedendo così all’individuo di stabilire un collegamento cosciente fra i sintomi somatici e l’esperienza traumatica originaria. I ricordi dell’esperienza traumatica e gli affetti ad essa associati, risultano così essere imprigionati, secondo una modalità basata sulle sensazioni e ripetuti compulsivamente, mediante comportamenti anormali, sintomi o preoccupazioni ipocondriache.
Gli eventi traumatici sono codificati a livello subcorticale, in cui passato, presente e futuro sono indifferenziati e alcuni aspetti dell’esperienza traumatica del passato vengono confusi con la realtà attuale. Il richiamo di questi eventi traumatici potrebbe far emergere il ricordo sotto forma di sensazioni fisiche o movimenti involontari.
I ricordi traumatici si manifestano spontaneamente e non possono essere controllati, si basano su una distorsione soggettiva del tempo che li fa percepire come attuali, sotto forma di frammenti di componenti sensoriali dell’evento traumatico. Inoltre sono molto più intensi rispetto ai ricordi rievocati intenzionalmente. Diversamente dalla rievocazione dei normali ricordi autobiografici, che sono alterati dal ripetuto richiamo, i ricordi traumatici restano immutati nel tempo.
Secondo Siegel parlare della propria esperienza traumatica è fondamentale, perché consente di creare una narrazione autobiografica che crea significato. A seguito di ciò la persona smette di rivivere l’esperienza con la forza traumatica. Tuttavia l’intensità del richiamo del ricordo deve essere valutata rispetto ai limiti e ai punti di forza della persona nell’istante della rievocazione ed è importante che mantenga costantemente la connessione con il Sé, con l’Arousal all’interno della finestra di tolleranza e l’attenzione Mindful contemporaneamente sia sul presente, che sul passato.
L’attenzione Mindful (consapevolezza Orientata) consente di incrementare l’attività nelle aree della Neocorteccia che rende possibile il pensare in modo efficiente e quindi di contribuire a ridurre l’attività nelle aree del cervello che memorizzano gli stati d’inquietudine e angoscia, che rispondono in modo reattivo agli stimoli, contribuendo così allo stabilizzarsi delle emozioni.
L’osservazione consapevole non-giudicante consente di coinvolgere la Corteccia Prefrontale e di supportare l’osservazione delle esperienze sensomotorie, invece di consentire a questi processi (sensomotori) connessi con il trauma, di intensificarsi e di alterare l’elaborazione delle informazioni a livello cognitivo.
La Paura di Perdere il Corpo.
Un corpo può essere ucciso, ma anche umiliato, annullato, cancellato, depotenziato. Anche se gli eventi traumatici non sono tutti uguali, possono alterare il senso che gli individui conferiscono all’esistenza, impedendo loro di sentirsi vivi nel presente, perché il mondo appare loro lontano e inaccessibile oppure violento e intrusivo nei confini corporei, emotivi e cognitivi, destrutturando così l’identità personale. Inoltre, mentre la mente cerca di liberarsi dagli effetti prodotti dall’esperienza traumatica il corpo, invaso dalle emozioni e dalle sensazioni, la incatena nel passato. Se la persona riesce a dare un significato alla sua sofferenza, iscrivendolo all’interno della sua storia, può liberarsi dalle sue paure e riorganizzare le sue esperienze, ma per iniziare a trasformare in parole i ricordi fonte del dolore, è necessario che la persona si senta sicura nel proprio corpo e con le proprie sensazioni ed emozioni.
Le TERAPIE SOMATICHE (Trattamento che mediante l’impiego di stimolazioni fisiche di diversa natura induce nel cervello delle modificazioni funzionali potenzialmente migliorative rispetto alla condizione patologica espressa nella sintomatologia clinica) oppure la Psicoterapia Sensomotoria può aiutare le persone traumatizzate a riposizionarsi nel presente, mentre i farmaci non trasformano o risolvono le problematiche della mente, semplicemente attutiscono le sensazioni. Ad esempio, i farmaci inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI), nell’attutire in modo artificioso le sensazioni, consentono di domare le emozioni e le sensazioni, fino a quando la persona assume il farmaco. Purtroppo, in molti casi, hanno sostituito gli interventi finalizzati a far entrare in contatto le persone con il proprio mondo sensoriale, perché non consentono loro di apprendere come controllare i sentimenti e le emozioni, ma semplicemente bloccano i sistemi chimici che regolano il coinvolgimento, la motivazione, il dolore e il piacere.
Il medesimo risultato può essere ottenuto in modo naturale, ad esempio, con l’essere toccato, abbracciato, ecc., perché consentono di attenuare lo stress e quindi abbassare l’Arousal, riportandolo all’interno della finestra di tolleranza, facendo così percepire alla persona di essere al sicuro e protetti. Ad esempio un genitore per calmare un figlio terrorizzato, lo prende in braccio, lo coccola, lo accarezza, ecc. Anche l’adulto spaventato risponde nel medesimo tipo di accudimento dei bambini terrorizzati, quindi un abbraccio affettuoso e la sicurezza consentono di tranquillizzare la persona. Le persone traumatizzate, per guarire mente, corpo e cervello devono convincersi che si possono lasciar andare. Ciò può accadere solo se la persona si sente al sicuro a livello viscerale. Infatti, l’abuso infantile, la molestia e la violenza praticata dalle persone che dovrebbero amare (genitori, partner) invalidano la fondamentale difesa contro la traumatizzazione e cioè la protezione da parte delle persone che amiamo. La conseguenza è che la persona teme costantemente di essere nuovamente abusata o maltrattata da altri. In modo inconsapevole potrebbe trattare male gli altri (tipicamente il partner) per evitare di essere nuovamente ferita. Questo convincimento costituisce un serio ostacolo alla guarigione.
Esiste un limite tra ciò che è psicologico e ciò che è somatico?
Gli stati dissociativi, cioè la perdita della normale aggregazione e integrazione tra memoria, consapevolezza della propria identità, percezione dell’ambiente, controllo dei movimenti e sensazioni, si riferiscono a una mancanza d’integrazione dei processi psicologici e somatici.
Una delle principali cause della dissociazione è dovuta a traumi infantili, in cui la dissociazione somatoforme è associata a traumi fisici, mentre la dissociazione psicologica è associata a traumi senza contatto (cioè, disturbi della coscienza, memoria e identità).
La dissociazione somatoforme costituisce un tipo di risposta adattativa psicofisiologica al trauma, quando viene vissuta come una minaccia fisica incomprensibile, alla quale non si è in grado di dare una spiegazione razionale, mentre nella dissociazione psicologica, sono le intense emozioni, che accompagnano le esperienze estreme, a renderle traumatiche, perché dissociano i ricordi dell’esperienza traumatica dalla coscienza e le memorizzano come immagini visive e sensazioni somatiche. Queste intense emozioni interferiscono con il funzionamento dell’ippocampo e di conseguenza con l’integrazione delle esperienze a esse associate, negli schemi di memoria esistenti, per cui questi ricordi vengono organizzati a un livello sensomotorio attivo. Ciò consente di spiegare l’emergere di sintomi somatici, incubi o episodi di riattualizzazione comportamentale.
I ricordi delle esperienze traumatiche vengono generalmente richiamati da circostanze che somigliano a quelle dell’evento traumatico originale, che sono in grado di provocare la produzione di noradrenalina e un aumento anormale della frequenza cardiaca. Queste risposte neurobiologiche causate da un evento traumatico possono provocare modificazioni permanenti nella trasmissione sinaptica, nel tronco cerebrale e nelle aree limbiche e corticali del cervello. Queste alterazioni inducono un effetto negativo sull’apprendimento, l’estinzione e la discriminazione dello stimolo.
La dissociazione psicologica (assenza d’integrazione dei processi psicologici e somatici) costituisce un meccanismo di difesa contro i ricordi emotivi che causano dolori, mentre i sintomi somatici sono manifestazioni dirette delle emozioni e delle sensazioni associate agli eventi traumatici.
In altri termini, le emozioni intense associate a un trauma, possono interferire con l’elaborazione cognitiva dell’esperienza. A seguito di ciò, gli affetti vengono codificati a livello sensomotorio piuttosto che in una modalità semantica e linguistica, impedendo così all’individuo di stabilire un collegamento cosciente tra i sintomi somatici e l’esperienza traumatica originaria. I ricordi, relativi all’esperienza traumatica e agli affetti vengono imprigionati secondo una modalità basata sulle sensazioni e ripetuti compulsivamente, mediante comportamenti anormali, sintomi o preoccupazioni eccessive e infondate per quanto riguarda la salute della persona.
Nella dissociazione traumatica i ricordi sono frammentati e scarsamente integrati negli schemi generali della mente, spesso presentano scarsi contenuti verbali. Nell’adulto abusato da bambino, il ricordo dissociato generalmente si manifesta mediante fantasie, sogni, immagini, flashback o emozioni violente prive di contenuto e non come ricordi verbali. Ciò offre la possibilità di distinguere tra le fantasie inconsce e la realtà storica.
Alcune donne che sono state sessualmente abusate da piccole, tendono a cercare uomini violenti o che le umiliano, oppure a trovarsi inconsapevolmente in situazioni pericolose. Ciò accade perché a seguito dell’abuso ha utilizzato la dissociazione per continuare a considerare il genitore abusante come una figura di attaccamento, perché è necessario per la sua sopravvivenza. Da adulta potrebbe cercare di essergli vicino, ritenendolo ancora indispensabile per la sua esistenza. In questi casi occorre usare forme di prudenza terapeutica, perché la demolizione delle difese della ragazza potrebbe peggiorare la sua condizione.
E’ stato accertato che esiste una connessione tra una storia di abuso infantile (sessuale o emotivo) e lo svilupparsi di un disturbo dissociativo nell’adolescenza o nell'età adulta.
Un evento traumatico che accade una sola volta viene facilmente ricordato, mentre se è ricorrente può causare la dissociazione che impedisce all’evento di essere ricordato.
Un trauma psicologico è una ferita inflitta alla psiche di un individuo a seguito di un singolo evento o di un’esperienza ripetuta e prolungata nel tempo, le cui emozioni, cognizioni e credenze, connesse con l’evento traumatico, sono superiori alla possibilità dell’individuo di poterle integrare nel suo sistema psichico, per cui rimane dissociato dal resto della sua esperienza psichica, causando così la sintomatologia psicopatologica.
L’evento traumatico implica l’esperienza di un senso d’impotenza e vulnerabilità di fronte ad una minaccia fisica o al senso di sicurezza, che nasce dall’impossibilità di dare senso e significato psicologico, all’evento fonte del trauma.
L’individuo, nel tentativo di evitare di rivivere mentalmente o fisicamente il trauma, potrebbe rimuove il ricordo, al fine di evitare i sentimenti e le emozioni associate all’esperienza che è fonte del disagio.