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Library: Psicoterapie - Orientamenti

Introduzione alla REBT
di Antonio Sammartino    23/06/2018

Dopo 40 anni dalla sua introduzione avvenuta nel 1955, Ellis decise di cambiare la denominazione da RET (Terapia Relazionale-Emotiva) in REBT (Rational-Emotive Behaviour Therapy o Terapia Razionale-Emotiva Comportamentale), perché fin dall’inizio la REBT è sempre stata una terapia cognitiva, molto emozionale e particolarmente comportamentale

L’idea freudiana secondo cui i problemi nel presente sono il risultato di fantasie ed esperienze, di natura sessuale, che si sono verificate durante l’infanzia e rimosse dalla coscienza risulta ormai non più adeguata. Infatti, ricostruire le cause passate di un problema presente, con la convinzione che svelate e rese consapevoli, i comportamenti disfunzionali si risolvono in automatico, suscita diverse perplessità ed è probabilmente una delle cause che spesso fa durare la terapia, quasi in eterno. Non è fondamentale quindi conoscere come il problema si è creato nel passato, su cui ormai non è più possibile agire, ma occorre cambiare la realtà attuale, modificare la persistenza disfunzionale nel momento presente. Le cause originarie dell’emozioni disfunzionali non vanno necessariamente ricercate nell’esperienza infantile o nei condizionamenti del passato, ma in sé stessi. 

Secondo Ellis, Freud ha brillantemente creato interpretazioni cliniche per adattarle alle sue teorie edipiche. L’analista freudiano classico può impiegare uno o due anni per dimostrare al paziente ciò che costituisce la causa del suo comportamento nevrotico. Tuttavia, anche se diversi pazienti migliorano, solo pochi di loro guariscono effettivamente, pochi riescono a superare la propria ansia, la propria patologia. Infatti moltissimi pazienti chiedono: perché anche se ho compreso cosa mi turba, continua a persistere il mio disagio? Cosa posso fare? La risposta che tipicamente viene fornita dall’analista è: “può darsi che tu non voglia realmente stare meglio, forse vuoi continuare a punirti perpetuando il tuo disturbo”. 
NOI siamo ciò che i nostri pensieri ci dicono di essere. Occorre impegno e tempo per poter modificare le abitudini consolidate, soprattutto quelle che creano disagio emotivo, ma per fortuna abbiamo notevoli potenzialità per cambiare i nostri comportamenti, emozioni, pensieri e sentimenti, in quanto possediamo l’abilità a riflettere sul nostro pensiero, a riesaminare le nostre azioni, ad osservare e riflettere sul nostro comportamento e sui cambiamenti che nel tempo si sono verificati, ma per poter effettuare ciò abbiamo bisogno, secondo la REBT, di acquisire una tecnica che essenzialmente consiste in una serie di abilità cognitive, apparentemente disconnesse fra loro. 
La prima fondamentale abilità che occorre acquisire, consiste nel riuscire a distinguere fra i sentimenti negativi RAGIONEVOLI (preoccupazione, prudenza, attenzione, ecc.) e quelli che sono IRRAZIONALI (ansia, agitazione, panico, depressione, ecc.), che si provano a seguito di un evento negativo che turba il vivere quotidiano. Ad esempio, provate a pensare ad un evento spiacevole: quale è il vostro stato d’animo? Quali sono i pensieri che hanno determinato quello stato d’animo? 
Se è prevalsa la PREOCCUPAZIONE, probabilmente avete avuto pensieri del tipo: spero che questo evento non si verifichi più, MA se dovesse verificarsi saprò cavarmela; in questo pensiero è presente la tristezza, ma l’esperienza negativa non vi ha travolto. Se invece è prevalsa l’ANSIA, probabilmente avete avuto pensieri che esprimono bisogni assoluti: non doveva succedere… non riuscirò mai a fare qualcosa di buono… è assolutamente necessario, ecc.; in questi pensieri è presente un dolore assoluto che non lascia spazio alla speranza di poter uscire dal tunnel della sofferenza. Non bisogna mai dimenticare che NOI siamo ciò che i nostri pensieri ci dicono di essere. 
Diversi disturbi della personalità, se non sono conseguenze di anomalie fisiologiche del cervello, sono da considerarsi eventi causati da un Disagio Psicologico causati da pensieri disfunzionali che forniscono una visione distorta della realtà. Questi pensieri possono rendere gli individui ansiosi, depressi o arrabbiati, facendogli assumere comportamenti disadattativi. 
Le tecniche comportamentale di una terapia sono finalizzati ad interrompere le connessioni fra le situazioni problematiche (paura, depressione, rabbia, comportamenti autolesionistici, ecc.) e le conseguenti reazioni abituali che costituiscono un tentativo di risoluzione non funzionale, mentre quelle cognitive consentono di far comprendere alla persona che diversi sintomi sono la conseguenza di modelli di pensiero disfunzionali. 
Queste tecniche, suggeriscono un diverso modo di affrontare le problematiche psicologiche, rispetto all'approccio psicoanalitico tradizionale. In questa visione svolgono un ruolo importante, la Ristrutturazione Paradossale e gli Homeworks. Questi ultimi sono prescrizioni che coinvolgono l’aspetto comportamentale, cognitivo ed emotivo e richiedono un impegno attivo della persona affinché diventi il terapeuta di sé stesso. 
I compiti assegnati consistono essenzialmente in esercizi comportamentali e in procedure di auto osservazione, attraverso la quale la persona rinforza le sue capacità relazionali e sociali, affrontando gradualmente le situazioni temute. 
Il principale obiettivo di queste tecniche è di aiutare la persona ad analizzare e conoscere meglio sé stesso, i suoi pensieri e le sue emozioni, a differenziare le emozioni dai pensieri, facilitando la comprensione delle sue reali emozioni senza farsi condizionare dai pensieri negativi. 
Per modificare il modo in cui si PENSA occorre cambiare il modo in cui ci si SENTE. Per raggiungere questo obiettivo occorre innanzitutto analizzare gli atteggiamenti disfunzionali al fine di individuare l’insieme delle regole implicite (o automatiche) che consentono allo stato disfunzionale di emergere. Occorre considerare il proprio modo di pensare, al fine di poter esaminare i singoli pensieri e i relativi sentimenti associati, per capire se si ha la tendenza a usare, nei “Pensieri di Riserva” e nei “Pensieri Automatici”, le medesime distorsioni, come ad esempio la lettura del pensiero degli altri (cioè ritenere che gli altri pensano ciò che noi crediamo che pensino), l’eccessiva generalizzazione, il predire il futuro, formulando previsioni catastrofiche, minimizzando gli aspetti positivi, ecc. Per contrastare questi comportamenti disfunzionali occorre sviluppare nuove abitudini nel modo di pensare e di comportarsi, occorre diventare meno autocritici, esercitare nuove modalità positive di pensare e di agire. 
Occorre individuare quali eventi o pensieri innescano, ad esempio, gli stati depressivi, quali sono le cause, come funziona la mente quando si è depressi, quali pensieri eliminare per poter attuare il cambiamento. Uscire dalla depressione significa uscire dall’oscurità per scoprire che esiste un nuovo mondo, diverso da come lo si immaginava da depresso. 
Gli stati emotivi e i comportamenti disfunzionali delle persone non sono espressione di follia, pulsioni inconsce o di malfunzionamenti di un sistema biologico, ma il risultato di funzioni mentali consapevoli, automatiche, soggette a bassi livelli di attenzione e di controllo. 
In generale la quasi totalità delle affermazioni che usano la forma verbale “DEVE” (intese come estrema necessità o esigenza) sono ottime candidate ad essere irrazionali, in quanto contribuiscono a formare una visione poco realista della realtà. Queste convinzioni sono le principali responsabili delle psicopatologie, in quanto sollecitano pensieri che si manifestano sotto forma di emozioni spiacevoli, che determinano comportamenti disfunzionali. Alcuni esempi: la mia felicità dipende dagli altri e quindi mi devo rassegnare; devo sempre trovare soluzioni perfette ai miei bisogni; devo sempre essere amato dalle persone che ritengo importanti; devo sempre mostrare di essere competente; tutto deve andare secondo i miei desideri. Ovviamente frasi del tipo: “oggi devo mangiare” non sono irrazionali. 
Ellis ha suddiviso tutte le Doverizzazioni in tre grosse categorie: doverizzazioni su sé stessi, sugli altri e sulle condizioni di vita, mentre ha raggruppato le Idee Irrazionali in cinque categorie: Catastrofizzazione, Pensiero Assoluto, Doverizzazioni, Condanna, Intolleranza alla Frustrazione. 
Secondo Ellis i pensieri irrazionali possono essere suddivisi in quattro diverse categorie fondamentali: Esagerazione delle conseguenze negative di una situazione; Pretese poco realistiche verso sé stessi, gli altri e gli eventi; Giudizi generalizzati sul valore di sé stesso e degli altri; Arbitraria definizione di bisogni, necessità ed esigenze dei propri desideri. 
In altri termini, sono l’espressione di Doverizzazioni (cioè giudizi generalizzati su di sé e gli altri) e di Catastrofizzazione (giudizio di intolleranza delle emozioni, indispensabilità e bisogni assoluti). Inoltre i pensieri irrazionali possiedono tre caratteristiche di base: non corrispondono alla realtà, sono fonte di dolore emotivo o disturbi mentali e portano a risultati opposti a quelli desiderati. 
Ellis usa i termini di Orribilizzazione (se le cose non vanno come la persona desidera, allora la condizione è orribile e catastrofica); Bassa Tolleranza alla Frustrazione (la persona non tollera che qualcosa avvenga o qualcuno non si comporta come lei ritiene giusto che sia); Demonizzazione (se la persona gli altri commettono errori che non si dovrebbero commettere allora questi non hanno valore). 
Sono invece da considerare Razionale tutti i comportamenti che aiutano l’individuo a scegliere valori fondamentali, scopi ed obiettivi adeguati ed usano strumenti flessibili ed efficaci per realizzare tali propositi. Quanto detto consente di evidenziare i criteri fondamentali per individuare l’irrazionalità di un pensiero, l’inadeguatezza di una emozione e l’inefficacia di un comportamento. 
Una persona è responsabile di come le sue emozioni influiscono sugli altri, per cui è indispensabile, per poter controllare le emozioni, riuscire a individuare l’istante in cui si stanno intensificando, in quanto è l’individuo che scegliendo di aderire ad un pensiero irrazionale, accetta di lasciarsi sconvolgere emotivamente da questo, è lui responsabile del suo destino emozionale e quindi in lui vi sono anche le potenzialità per poter modificare i suoi stati emotivi disfunzionali. Per comprendere e modificare le situazioni problematiche nel presente, NON è indispensabile indagare sul passato per scoprire le cause, non è utile incolpare i propri genitori, anche se sono stati all’origine dei problemi che manifestano i loro effetti nel presente, ma è più utile indagare su come i comportamenti disfunzionali funzionano e si mantengono nel presente, per poterli risolvere, anche perché sul passato non è più possibile agire. 
Cambiando il modo di pensare, si modificano anche le abitudini, le emozioni e i comportamenti associati a quel modo di pensare. Con il termine Razionale-Emotivo si intende il pensare in modo razionale, per prevenire e superare le difficoltà Emozionali. I pensieri sono una forma di comportamento posto in essere nel Mondo Interno dell’individuo (cioè nella sua mente) per cui non è possibile osservarli direttamente, ma se individuati possono essere modificati. 
Quando prevalgono i Pensieri Automatici è difficile per la persona comprendere la realtà, per cui si ha la sensazione di aver agito emotivamente senza alcun pensiero. Ciò accade sia quando la persona confonde i pensieri con le emozioni, sia quando un modo di pensare è stato esercitato molte volte, diventando COSI’ abituale da sfuggire facilmente al controllo della consapevolezza. I pensieri automatici sono molto utili e frequentemente utilizzati nel corso della giornata, in quanto consentono all’individuo di svolgere diverse attività contemporaneamente (ad esempio, guidare l’auto e parlare al cellulare). 
Quanto detto crea il convincimento che certi pensieri siano parte della propria natura, per cui cambiarli significa non essere più se stessi. Ciò costituisce una forte resistenza e indisponibilità al cambiamento. Questo atteggiamento è errato, in quanto il modo di pensare è un qualcosa di appreso, si acquisisce con l’esperienza, con l’educazione e le regole sociali, per cui è ciò che occorre necessariamente modificare, specialmente quando la persona è travolta da Disturbi Emozionali.
Il comportamento e la reazione emotiva agli eventi, non sono determinati, come apparentemente sembra dagli eventi esterni, ma dalle nostre convinzioni, da come percepiamo, interpretiamo e valutiamo ciò che ci accade. Pensiero, emozioni e comportamenti sono quindi aspetti dell’esperienza umana strettamente correlati fra loro. L’errore che spesso si commette è di ritenere che il termine Razionale sia sinonimo di insensibilità, di assenza di emotività, mentre in realtà è capacità a comprendere gli stati emotivi. 
Razionale è quel comportamento che aiuta gli individui a scegliere i propri fondamentali valori e obiettivi, i modi e gli strumenti più flessibili ed efficaci per realizzarli e di percepire emozioni adeguate alle circostanze, coerenti e non esagerate. 
I Pensieri Irrazionali invece si riconoscono in quanto doverizzanti, manifestano intolleranza e insopportabilità, esprimono Giudizi su di sé e sugli altri, sono Catastrofizzanti, perché ritenuti Bisogni Assoluti e Indispensabili. 
Gli psicofarmaci trattano il sintomo non ciò che lo determina, mentre la psicoterapia può far comprendere la storia personale dell’individuo che probabilmente ha dato origine al disagio emotivo, ma il riconoscimento non è sufficiente se l’individuo non apprende a modificare i comportamenti e a gestire gli stati emotivi disfunzionali. Infatti, i comportamenti sono gestiti dai pensieri, per cui se si lavora sui comportamenti e sulle risposte emotive, senza considerare il livello decisionale costituito dai pensieri, non è possibile modificare le proprie reazioni. Inoltre la reazione emotiva e il comportamento non sono determinati dagli eventi esterni, ma da come l’individuo interpreta ciò che gli accade. Quindi, pensieri, emozioni e comportamenti sono aspetti dell’esperienza umana strettamente connessi fra loro che possono essere meglio gestiti se l’individuo acquisisce l’abilità a parlare in modo costruttivo a sé stesso, mediante un processo di apprendimento denominato Ristrutturazione Cognitiva. 
Le esperienze contribuiscono a formare in ognuno di noi delle credenze e delle cognizioni (consapevoli o inconsce) che condizionano il nostro modo di percepire e interpretare gli eventi e quindi di conseguenza determinano le nostre azioni e il nostro comportamento, mentre gli stati emotivi sono influenzati da ciò che pensiamo e da come pensiamo. 
Tuttavia, difficilmente gli individui possono in automatico cancellare le loro paure traumatiche, anche se le esperienze successive gli dimostrano che in realtà non vi è nulla da temere, per cui rimanendo spaventati, si procurano e perpetuano i loro sintomi nevrotici punitivi e limitanti, che li condannano a regalarsi ansia, senso di colpa, depressione, ecc. 
Gli individui che reagiscono in modo funzionale agli eventi hanno sulle situazioni e sugli eventi stessi, pensieri e convinzioni flessibili, bisogni non assolutistici, preferenze non-dogmatiche su desideri e aspirazioni. 
Le credenze (o convinzioni) sono flessibili se servono a chiarire a se stessi e agli altri ciò che si desidera che accada o non accada, se esprimono preferenze e se si accetta che non necessariamente si deve ottenere ciò che si desidera; in altri termini significa riconoscere che esiste la possibilità di fallire, ciò consente alle convinzioni e al proprio modo di essere e pensare di adattarsi più facilmente alla realtà dei fatti, in quanto l’individuo ha accettato e riconosciuto la possibilità di fallire, ciò impedisce alle avversità di potersi trasformare in un trauma e quindi in sofferenza emotiva. 
La REBT incoraggia l’individuo a focalizzarsi sui suoi problemi emotivi affinché possa comprendere, mettere in discussione e quindi modificare i pensieri irrazionali (rigidi ed estremi) che sono all’origine della sua sofferenza emotiva. 
Esiste una innegabile interazione fra pensieri, emozioni e comportamenti. Infatti, il Modo di Pensare degli individui influenza le emozioni e i comportamenti, le Emozioni influenzano i pensieri e le azioni, i Comportamenti influenzano emozioni e pensieri. Se un individuo cambia il suo modo di pensare su ciò che causa dolore o disagio, molto probabilmente percepirà una realtà diversa. 
Negli individui, le Cognizioni (credenze, idee, pensieri, ecc.) fondamentalmente determinano le emozioni, mentre gli Eventi sono di secondaria importanza in quanto possono contribuire, ma non provocano direttamente le emozioni. Ciò significa che gli stati emotivi disfunzionali dipendono dai pensieri o dalle idee irrazionali, quindi il momento presente è più importante di ciò che è accaduto nel passato, in quanto costituisce il motivo principale del mantenimento del dolore emotivo, attraverso un processo di auto-indottrinamento indotto dai pensieri. È possibile risolvere il dolore emotivo se si riconoscono e si modificano i pensieri irrazionali che lo determinano nel momento presente. Inoltre alla ristrutturazione cognitiva occorre anche associare interventi di tipo emotivo-affettive e tecniche comportamentali. 
La Delusione e il Disappunto possono aiutare ad affrontare gli eventi indesiderabili e a lottare per un futuro migliore, mentre il panico, la depressione, la rabbia indeboliscono la capacità dell’individuo ad affrontare le situazioni che impediscono di esprimere le proprie potenzialità, per cui ostacolano la possibilità di migliorare la propria esistenza. 
La Preoccupazione, la Cautela, il Senso di Responsabilità possono aiutare ad essere felice, mentre i sentimenti di preoccupazione eccessiva, l’ansia, il panico e il terrore pongono l’individuo in uno stato di insicurezza e di estremo dolore. 
Le emozioni negative sono utili, a condizione che l’individuo riesca a contenerle entro ragionevoli limiti e per un tempo limitato, diversamente diventano fonte di disagio e di dolore emotivo. Occorre quindi innanzitutto riuscire a distinguere, quando si vive un disagio, fra sentimenti appropriati e sentimenti inadeguati, al fine di intervenire per modificare i pensieri disfunzionali. 
Il sistema delle convinzioni (o credenze) è costituito da un insieme di principi, idee, concetti e pensieri, collegati fra loro, in modo tale da influenzarsi reciprocamente, non-necessariamente in modo logico e coerente, ma quasi sempre in modo da non consentire repliche, ciò impedisce all’individuo di cogliere le contraddizioni e quindi di innescare ripensamenti critici. Ciò comporta l’affermarsi dei pensieri assolutistici e dogmatici, che vengono espressi attraverso i concetti di esigenza, necessità, bisogno e dovere. Il concetto di Dovere contribuisce, in modo decisivo, alla formazione di idee irrazionali e di un sistema di convinzioni fortemente patogene che non possono essere validate. 
Le emozioni sono costruzioni cognitive e psicologiche che possono essere considerate un segnale per l’individuo, il cui fine è di suggerirgli la necessità di operare un Cambiamento, per rimuovere alcuni ostacoli dalla propria esistenza. Tuttavia, se la reazione emotiva è troppo intensa o inadeguata, difficilmente l’individuo riuscirà a mobilitare le risorse necessarie per superare questi ostacoli. Ad esempio, i sentimenti di accentuata tristezza, le irritazioni, le preoccupazioni, consentono di esprimere la contrarietà verso eventi spiacevoli e suggeriscono quindi di agire per modificarli, mentre gli stati di Depressione, Ansia e Rabbia, in quanto generati da Doverizzazioni non realistiche secondo cui le situazioni spiacevoli non devono assolutamente esistere, sono quasi sempre dannosi. 
La REBT è una Terapia orientata all'azione, che insegna alle persone ad identificare e sostituire i loro pensieri e credenze autodistruttive, con pensieri in grado di promuovere il benessere emotivo e il raggiungimento di obiettivi. 
Il modello Educativo Razionale Emotivo (ERE) non ha una finalità terapeutica, ma didattica e pedagogica. Non si propone di eliminare le emozioni negative o sminuire l’importanza delle emozioni, ma di attenuare l’influenza negativa che queste esercitano sull’individuo, in modo da consentirgli di acquisire una maggiore consapevolezza sulle sue emozioni e sui meccanismi mentali che ne consentono l’espressione. Costituisce quindi un percorso didattico-educativo in grado di favorire un comportamento costruttivo, difronte alle difficoltà che l’individuo può incontrare in ambito familiare e sociale. 
I principali obiettivi di questa metodologia pedagogica di tipo cognitivo-comportamentale sono quelli di favorire l’accettazione di sé stessi e degli altri, di migliorare la tolleranza alle frustrazioni, di incrementare l’intensità e la frequenza degli stati emotivi gradevoli ed infine di favorire l’acquisizione dell’abilità ad autoregolare il comportamento. In altri termini, gestire in modo efficace le emozioni, per meglio comprendere sé stessi e gli altri. 
Come possono i pensieri modificare la percezione della realtà? 
Ad esempio, se nel passato di una persona vi sono state dolorose esperienze di tradimento, l’individuo è portato a considerare i comportamenti "apparentemente ambigui" del partner, come una possibile prova del suo tradimento (in un certo senso con le sue idee crea i fatti), ciò determina una convinzione o credenza. Successivamente, l’individuo potrebbe iniziare ad auto-propagandare la sua opinione mediante i pensieri (o dialogo interiore), immaginando o selezionando dai fatti di cronaca prevalentemente ciò che conferma i suoi convincimenti (ad esempio, vede solo la violenza, i tradimenti, ecc., mentre questa è solo una piccola parte della realtà). È questo atteggiamento che sollecita l’espressione dei solo pensieri negativi e quindi determina la persistenza della sofferenza. 
Ovviamente le esperienze passate sono importanti per dare un senso di continuità e coerenza personale, che contribuisce a determinare il Sé (cioè, la nostra identità), ma quando queste esperienze si trasformano nel tempo in emozioni spiacevoli e inadatte, sorge la necessità di sottoporle a riflessione, al fine di modificarle per poter attenuare il disagio emotivo. 
Anche se siamo consapevoli solo parzialmente di ciò che sentiamo-pensiamo, il pensiero può essere diretto dalle nostre scelte, in quanto dipende dalle decisioni che in un certo senso “subiamo”, mentre le sensazioni e le emozioni non sono soggette alla volontà, ma possono essere indirizzate e moderate dai pensieri. Ripercorrere la strada del nostro passato ha l’obiettivo di far emergere una verità che l’individuo non può più “fingere” di non vedere e dal quale sa che non può più tornare indietro. Le soluzioni che sono state ritenute utili nel passato, che in un certo senso hanno protetto il bambino che eravamo, ora costituiscono un ostacolo verso la soluzione del disagio personale. 
Infatti, i traumi non risolti sono interpretazioni attuali di un evento che si è verificato nel passato, ma è ancora presente in quanto l’individuo continua a ripeterlo mentalmente attraverso i pensieri, mentre le convinzioni, le credenze sono il filtro con cui l’individuo interpreta gli eventi, l’insieme dei concetti e delle idee.

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