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Library: Psicoterapie - Orientamenti

Riflessioni sulla REBT
di Antonio Sammartino    27/06/2018

Associando i brutti ricordi con emozioni positive è possibile attenuare la sofferenza che provocano.

La Funzione Educatrice, la Teoria dell’Attaccamento e la Terapia Razionale-Emotiva Comportamentale, integrandosi, potrebbero contribuire a modificare l’attuale paradigma clinico-terapeutico, che ha emarginato la pedagogia, in un modello in cui, un nuovo “paradigma pedagogico”, possa educare l’individuo a individuare i pensieri irrazionali, fonte dei disturbi della personalità, al fine di sostituirli con altri più adeguati. Un’educazione da fornire ai bambini e agli adulti per consentire loro di acquisire metodi e regole in grado di favorire il CAMBIAMENTO e di controllare il loro destino emozionale, i sentimenti di ansia, depressione e ostilità. 

Il fine è di rendere più semplice la modifica dei comportamenti irrazionali, degli affetti distorti e delle rappresentazioni del mondo interno dell’individuo e quindi dei suoi pensieri autolesivi, illogici e irrealistici, in quanto la salute emotiva può essere raggiunta solo se si dispone di pensieri equilibrati e di una buona dose di flessibilità sui valori, desideri e preferenze, in modo da impedire che possano trasformarsi in dogmi controproducenti. 
Spesso le persone si innamorano del proprio MALESSERE e lo custodiscono con caparbietà. Spesso amano SOFFRIRE perché ciò le deresponsabilizza e gli fa credere che la colpa del loro disagio e di come vanno le cose è negli altri. Ciò fa ritenere all’individuo di essere una vittima, non una persona che non riesce a superare le sue paure e difficoltà. Un individuo che si innamora del proprio malessere e lo custodisce con determinazione, è una persona che ha PAURA del FUTURO. È questa una paura indefinita e quindi irrazionale, dovuta alla perdita di certezze e di quel senso della sicurezza costruita sulla base delle proprie abitudini, credenze e bisogni, che nel passato fornivano protezione e sicurezze e che sono successivamente crollate a causa di eventi che non erano prevedibili, per questo motivo l’individuo ora teme l’imprevedibile ed è terrorizzato dal futuro. 
Il timore è un’emozione soggettiva prodotta dai pensieri, che può proteggere l’individuo e renderlo prudente, se non si trasforma in paura che terrorizza e che spinge ad amare con determinazione e in modo ossessivo, il proprio malessere. E’ possibile superare qualsiasi forma di disagio solo se si è in grado di riconoscere e modificare le proprie emozioni negative, ciò può avvenire solo attraverso forme di pensiero più adeguate e funzionali al proprio benessere. Un augurio particolare a tutte le persone che soffrono. 
Come i burattini sono gestiti dal burattinaio, allo stesso modo i comportamenti sono gestiti dai pensieri, per questo motivo non è sufficiente agire sui comportamenti e sulle risposte emotive per superare i disagi esistenziali, ma occorre affrontare il livello decisionale e cioè i PENSIERI che sollecitano i comportamenti, per poter modificare il modo di reagire alle avversità della vita. Infatti le persone non sono turbate dagli eventi in sé, ma da ciò che egli pensa sugli eventi, quindi sono i pensieri che determinano emozioni e comportamenti. 
Se un individuo è arrabbiato o depresso a causa di una persona, un evento o una situazione, egli non può modificare il mondo esterno, in quanto non lo può controllare, l’unica possibilità che ha è di spostare l’attenzione sulle sue CREDENZE (o convinzioni), cercando di coglierne gli aspetti irrazionali. In altri termini, occorre cambiare il modo di pensare e di rispondere, a livello Comportamentale-Emotivo, alle emozioni come la rabbia, la tristezza, l’ansia. 
La Prima Strategia che occorre attuare per riuscire a controllare le proprie emozioni è quella di individuare l’istante in cui le emozioni si stanno intensificando. Ogni individuo ha propri segnali che deve individuare e fissare in un elenco scritto, in modo da poterlo utilizzare nelle fasi successive del suo percorso evolutivo. 
In modo simile al dolore fisico che comunica all’individuo una minaccia alla sua integrità fisica, il DISAGIO EMOTIVO gli segnala, se è cosciente, l’opportunità di mobilitare le sue risorse per fronteggiare ad una data situazione. Tuttavia, se il disagio emotivo diventa troppo intenso, l’individuo è sopraffatto e non è più in grado di gestire in modo adeguato le sue potenzialità. L’estensione in ambito psicoeducativo della Terapia Comportamentale Razionale Emotiva (REBT), ha dato origine all’Educazione Razionale Emotiva (ERE), in cui entrambe condividono la medesima teoria delle emozioni, intesa come reazioni individuali determinate non dagli eventi in sé, ma dall’attribuzione di significato che diamo ad essi. Ciò significa che non bisogna analizzare gli eventi, ma considerare le credenze, i comportamenti, le valutazioni che vengono in automatico utilizzate dall’individuo per dare un significato a ciò che gli accade. Il fine è di renderlo maggiormente consapevole dei suoi vissuti emotivi, in modo da consentirgli di utilizzarli come fonte di informazione e orientamento alle scelte. 
Occorre impedire ai ricordi di diventare più forti del proprio Io, che a sua volta non deve sentire il bisogno di giustificare chi è. La difficoltà maggiore nell’intraprendere l’apparente lungo viaggio di ritorno dalla sofferenza emotiva è quello di rompere il modello comportamentale che l’individuo si è donato, rottura possibile solo con il giusto supporto della comprensione e della motivazione a donarsi un’esistenza migliore. L’aspetto più difficile dell’apprendimento alla guarigione emotiva è quello di imparare a vivere senza il dolore dei ricordi. Per chi soffre spesso è difficile anche semplicemente parlarne, perché non sempre si è in grado di trasformare in parole la propria sofferenza oppure ci si lascia facilmente inibire dall’imbarazzo o dalla vergogna di dover cercare sostegno o comprensione. Le cicatrici spesso sono perenni, per cui occorre apprendere a saperle accettare, perché ormai sono diventate una parte importante della propria esistenza e quindi della guarigione.

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