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Library: Filosofia e Religioni

Il Dio Aton
di Antonio Sammartino    27/09/1981

La religione cattolica non è una religione rivelata da un essere divino fattosi uomo, ma ha il suo ideatore nel faraone Amenophis IV, che verso la metà del XIV sec. a.C., in virtù dell’invenzione di un nuovo credo religioso in onore del Dio Sole Aton, cambiò il suo nome in Akhenaton (cioè, colui che è utile ad Aton) e pose le basi per le moderne forme religiose monoteiste.

L’essenza di questa rivoluzionaria religione fu che per la prima volta veniva definito il concetto di universalità e fratellanza tra i popoli, in quanto questa nuova forma di religiosità era diretta al mondo intero e quindi anche ai nemici dell’Egitto. Inoltre, per la prima volta un Dio veniva umanizzato e presentato come molto compassionevole.

Tutto cambia quando, una cospirazione pilotata dalla potente casta sacerdotale tebana, ripristinò in Egitto, l’antico politeismo, costringendo Akhenaton e tutti i suoi seguaci ad abbandonare l’Egitto. Akhenaton apparentemente scomparve nel nulla, mentre in realtà sembra che si sia rifugiato, con i suoi seguaci, in Palestina. L’identificazione di Akhenaton esiliato, con il Mosè dell’esodo ebraico appare molto realistico, in quanto vi sono numerose analogie storiche e cronologiche fra i due personaggi. Infatti, la versione biblica fa riferimento alla fuga delle popolazioni ebraiche dall’Egitto dei faraoni alla ricerca, sotto la guida di Mosè, della Terra promessa, ad essi garantita in virtù di un patto stipulato con il loro Dio. Inoltre sembra che il nome di Mosè fosse di origine egiziana, come il mito della sua infanzia, salvato dalle acque ed educato alla corte dei faraoni.
Forse non è del tutto casuale che la rivoluzionaria religione di Akhenaton, ebbe notevoli influenze nel pensiero e nella religione di Israele. Inoltre, appare del tutto giustificato il tentativo di mascherare una realtà che non poteva essere divulgata, al fine di evitare di far conoscere il luogo in cui si era rifugiato Akhenaton.
Sembra che all’apertura della tomba di Tutankhamen (figlio di Akhenaton), avvenuta in Egitto nel 1923, siano stati trovati dei papiri che forniscono il vero resoconto dell’esodo degli ebrei dall’Egitto. Questi papiri scomparvero nel nulla. Nei dieci anni successivi alla scoperta della tomba di Tutankhamen, all’incirca una quindicina di persone che avevano partecipato ai lavori di scavo e nella stesura della documentazione dei materiali rinvenuti, morirono in circostanze misteriose (improbabili suicidi, strane malattie, ecc.). Si parlò anche di maledizione del faraone.
Una ulteriore coincidenza è la forte somiglianza del padre nostro e del Salmo 104, che canta la gloria di Dio nel creato, con l’Inno al Sole di Akhenaton. L’inno ad Aton è uno scritto rinvenuto sulla tomba di Eye ad Amarna, che celebra il nuovo Dio come creatore universale, fonte di ogni forma di vita che ha in sé una parte del divino.
Alcune concordanze storiche fanno ritenere che dietro la figlia del faraone che adottò Mosè, in realtà vi fosse una nobildonna iniziata al culto di Aton, forse la regina Ankhesenamon figlia di Akhenaton. Una ulteriore ipotesi è che Mosè sia stato un cortigiano di Akhenaton e quindi seguace del culto di Aton. Questa ipotesi è avvalorata anche dalla data di nascita di Mosè che secondo la tradizione risale agli anni tra il 1391-1386 a.C. e quindi un contemporaneo del faraone Akhenaton vissuto nel XIV sec a.C.
Nella religione egizia, viene attribuita una grande importanza all’idea della morte. Infatti i primi monumenti avevano una destinazione sepolcrale, anche le Piramidi sono sepolcri. Inoltre non vi è una coerente visione egiziana della morte, ma una pluralità di concezioni parallelamente conservate e vive nella tradizione. Nella tomba si depongono oggetti e viveri, sopra la tomba viene costruito un locale in cui si colloca una statua del morto, a cui viene attribuito un culto, come le statue degli dei. Nei rituali si nega la morte e si afferma la vita perpetua del defunto.
Nell’individuo si distinguono due forme di anime: il ka (forza vitale) che veniva trasferito nella statua funeraria e il ba, che dopo la morte saliva al cielo.
L’integrità del corpo (mummificazione) era ritenuta una condizione indispensabile per l’ascesa dell’anima al cielo. Il morto continuava a vivere in cielo, in una terra fertile simile alla valle del Nilo, senza il bisogno di dover lavorare (le figurine nelle tombe rappresentavano quelli che li servivano in cielo). Il morto veniva condotto in giudizio dal Dio Thot davanti al Dio Osiride, difronte al quale doveva elencare i peccati che non aveva commesso (una forma di confessione in negativo). Il morto diventava immortale perché veniva identificato con Osiride, il Dio morto, ma immortale. Questa credenza era riservata ai Re (i testi funebri antichi non dicono nulla su cosa credeva il popolo), tuttavia i sudditi erano percepiti come organi del re, quindi la credenza nell’immortalità regale implicava anche l’immortalità di tutti.
Coerente con la religiosità egizia è anche la rappresentazione del re-sacerdote che adora la propria immagine, che è divina.

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