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Library: Filosofia e Religioni

La colonizzazione religiosa dell’Immaginario (parte I)
di Antonio Sammartino    16/11/2010

La Chiesa Cattolica ha referenti esclusivamente umani, anche se nella sua ideologia vi è la presenza di presunte divinità, che tuttavia hanno tutte un’origine terrena. L’idea del Dio, in senso moderno, è stata per la prima volta formulata e diffusa, dal faraone Akhenaton e della sua casta sacerdotale Yahùd.

Secondo la religione cattolica, gli esseri umani sono tutti fondamentalmente peccaminosi, indegni e possono sperare di salvarsi solo se seguono rituali e comandamenti. Ciò induce nell’individuo il senso di colpa e quindi l’attivazione del meccanismo della Difesa Primaria, che causa una intensa sofferenza inconscia, dovuta ai pensieri e ai sentimenti negativi che credono essere presenti nella loro mente.

Questo stato della mente, può indurre gli individui a sentirsi spaventati, insicuri e depressi, per cui cresce in loro il bisogno di protezione, che credono possa essere fornito solo dalla chiesa, in quanto si propone come unico intermediario verso Dio. La religione, mediante la Falsa Speranza imprigiona la mente e rende schiavo l’individuo.
 

Le religioni, mediante la colonizzazione dell’Immaginario, mantengono i fedeli in uno stato infantile, che in buona fede, credono di difendere valori divini, mentre in realtà difendono l’immagine di una chiesa imposta, da una cultura secolare, di influssi e condizionamenti ingannevoli.
Se si analizza l’intero percorso storico della religione cattolica, attivando il senso della ragione e dell’evidenza dei fatti, è possibile scoprire gli innumerevoli inganni e bugie che da sempre alimentano il credo religioso cattolico. Iniziamo questo breve viaggio attraverso la storia
Il Cristianesimo antico era contrario ai capi spirituali, in quanto l'Autorità era esercitata più o meno democraticamente mediante i Concili. Il messaggio originale di Gesù è molto più radicale in quanto afferma: "Voi non fatevi chiamare Maestro, perché uno solo è il vostro Maestro, voi siete tutti fratelli; non chiamate nessuno sulla terra vostro padre, perché uno solo è il Padre vostro, quello che è nei cieli” (Matteo 23:8-10).
Fu solo verso il 610 che per la prima volta un vescovo di Roma venne chiamato Papa. L’idea fu dell’imperatore Foca che nel prendere il potere, fece assassinare il suo predecessore. A seguito di questo atto criminale, il vescovo Ciriaco di Costantinopoli lo scomunicò. Per ritorsione l’imperatore Foca proclamò il vescovo di Roma Gregorio I, capo di tutti i vescovi, coniando il titolo di “papa”.
Gregorio I, fedele alla tradizione episcopale della chiesa cristiana dell’epoca, rifiutò questo titolo. Fu il successivo vescovo di Roma, Bonifacio III, che accetto di avvalersi del titolo di “Papa”.
Sant’Agostino affermò: se la Terra fosse rotonda, tutto il cattolicesimo cadrebbe in errore.
Il papato fu introdotto verso il 600 e la confessione fu istituita solo nel 1215. Fino al 1079 i preti potevano sposarsi. Fino al 375, i cristiani veneravano solo Dio (Gesù non era considerato oggetto di culto).
Per compiacere le esigenze pagane del popolo, in quell’anno la chiesa introdusse il culto degli Angeli e dei Santi. Fu solo nel 431, sulla base di forti pressioni popolari che lamentavano l’assenza di divinità femminili, il concilio di Efeso proclamò Maria madre di Dio, mentre la sua assunzione in cielo fu proclamata solo nel 1950. Questa rassicurante venerazione femminile, servì a colmare il vuoto lasciato dalle varie Dee della religione pagana, per cui Maria nella devozione popolare, sostituì diverse Dee, fra cui Diana, Iside, Artemide. Forse, non a caso, molte caratteristiche della madonna, furono prese in prestito dalle divinità femminili precristiane, come ad esempio l’icona della Vergine con in braccio il bambino e il luogo delle apparizioni (le grotte) che si ispiravano al culto di Iside.
La favola della vergine Maria e della nascita miracolosa di Gesù fu aggiunta ai Vangeli in epoche successivi, al fine di facilitare la diffusione del cristianesimo fra i pagani che erano già condizionati da racconti di esseri semidivini figli di di un Dio e di una donna vergine (Eracle, Mithra, Horus, ecc.).
Iside (madonna), tiene in braccio Horus(Gesù), il cui padre divino era Osiride (Dio), con cui si identificava: Io e mio Padre siamo Uno, mentre il padre terreno era Seb(San Giuseppe). L’angelo Thot annuncia ad Iside che concepirà verginalmente un figlio che nasce in una grotta, annunciato da una stella d’oriente, viene adorato da pastori e da tre uomini saggi che gli offrono doni.
A dodici anni Horus, insegnava nei tempi, poi scompare fino ai 30 anni. Viene successivamente battezzato sulle rive di un fiume da Anup. Combattè per 40 giorni nel deserto contro Set (Satana), compì numerosi miracoli e camminò sulle acque. Iside, Osiride e Horus costituivano la trinità egizia. A Luxor, su edifici risalenti al 1500 a.C. sono stati rinvenute immagini relative all’Annunciazione e all’Immacolata Concezione di Iside, mentre nei sotterranei di Roma vi è una rappresentazione di Horus allattato dalla madre vergine Iside, risalente al II secolo d.C.
La favola continua. Verso il 593, Gregorio Magno, vescovo di Roma si inventa il Purgatorio. Questa leggenda consentì alla Chiesa di seminare il timore e la paura, di vendere suffragi, indulgenze, promozioni in paradiso, facendo credere alle persone, che il potere della Chiesa poteva giungere fino all’aldilà. Con il Concilio di Firenze del 1439, la leggenda del Purgatorio viene trasformata in dogma.
Al fine di sottomettere psicologicamente gli individui mediante pratiche basate sulla superstizione e su una suggestionabile ignoranza, nel 787d.C. i vescovi cristiani si riunirono a Nicea, in quanto ritenevano che occorreva fornire alla fede il sostegno delle cose tangibili, cioè fornire alle pratiche religiose il supporto di immagini, reliquie, statue, luoghi di culto, in modo da donare alla credenza del sacro, una concreta corrispondenza, in grado di conferire alla mitografia religiosa la natura di verità storica. Questo calcolo ideologico dottrinale derivava dalla convinzione che la capacità suggestiva del sensoriale, fosse più efficace delle cose astratte, nel diffondere e sostenere la fede.
Viene così introdotto l’adorazione per la croce e per le reliquie e le immagini dei santi, nonostante i primi cristiani consideravano idolatria, pratiche di questo tipo. Nel secondo dei dieci comandamenti Mosè proibiva il culto delle immagini, in quanto sosteneva che poteva turbare i devoti sinceri. Verso il 995, Giovanni XIV, introdusse la canonizzazione dei santi, contrariamente a quanto veniva affermato nel nuovo testamento in cui la parola Santi si riferiva a tutti i membri della comunità.
Questo apparente innocuo dogma, ha una precisa funzione psicologica e politica, in quanto afferma l’idea che vi sono condizioni irraggiungibili per le comuni persone, stabilisce l’idea di una società gerarchica in cui la massa delle persone possono solo sottomettersi ai potenti per chiedere loro misericordia piuttosto che rivendicare giustizia. Questo messaggio piace molto ai potenti.
Traduzione letterale dell'originale ebraico: E Dio pronunciò tutte queste parole dicendo Io sono il Signore tuo Dio, che ti fece uscire dal paese d’Egitto, dalla casa degli schiavi. Non avrai altri Dei al mio cospetto. Non farti alcuna scultura, né immagine alcuna delle cose che sono lassù nel cielo o quaggiù sulla terra o nelle acque al di sotto la terra. Non ti prostrare davanti a loro e non li adorare, perché io, il Signore tuo Dio, sono un Dio geloso che punisce il peccato dei padri sui figli fino alla terza e alla quarta generazione per coloro che mi odiano e uso bontà fino alla millesima generazione, per coloro che mi amano ed osservano i miei comandamenti.
La bibbia riporta ancora il testo originario, mentre il catechismo lo ha modificato, censurandolo.
Contrariamente da ciò che è scritto nel Nuovo Testamento nel 1079 il papa Gregorio VII, introduce il celibato dei preti. Nel nuovo testamento si legge: "…bisogna che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie, sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al vino, non violento ma benevolo, non litigioso, non attaccato al denaro. Sappia dirigere bene la propria famiglia e abbia figli sottomessi con ogni dignità, perché se uno non sa dirigere la propria famiglia, come potrà aver cura della Chiesa di Dio?".
Nel 1090, viene introdotto il Rosario, che costituisce l’ennesimo capovolgimento dell’insegnamento di Gesù, che disse: "… e nel pregare non usate inutili dicerie come fanno i pagani, i quali pensano di essere esauditi per la moltitudine delle loro parole”
Esistono diverse teorie sull'origine di questa devozione. La storiografia tradizionale ritiene che questo tipo di sequenze ripetute di preghiere deriva da una radice islamica. Furono i crociati, che importarono questa pratica nel mondo occidentale, adattandola alla preghiera cristiana.
Un'altra teoria, con riscontri oggettivi, attribuisce la nascita del S. Rosario nel periodo tra il III e il IV secolo dopo Cristo ad opera dei Padri del Deserto, in un epoca antecedente alle prime crociate. Il conta-preghiere (così veniva chiamato questa corona), era uno strumento usato per tenere il conto della ripetizione delle preghiere, più antiche della stessa Ave Maria.
La semplice litanica ripetizione delle Ave Maria e dei Pater, ha l’effetto di rafforzare la memoria e di sollecitare il bisogno di dipendenza, necessario per potenziare la colonizzazione religiosa dell’Immaginario del credente. Con l’evoluzione critica del sentimento devozionale e con la una messa in discussione della devozione a Maria, inizia la disaffezione e l’abbandono del rosario.

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