I Sistemi Comportamentali
di Antonio Sammartino
13/02/2015
Uno degli aspetti più interessante della teoria di Bowlby è quello dei Sistemi Comportamentali, fondata su una nuova teoria dell’istinto, alternativa a quella di Freud. Questa teoria è meno nota rispetto a quella dell’attaccamento, tuttavia è di fondamentale importanza per meglio comprendere il modello proposto da Bowlby.
La teoria psicoanalitica generalmente parte da sintomi e formula ipotesi sugli eventi che possono aver determinato quella particolare patologia. Secondo Bowlby, i dati acquisiti durante le sedute psicoanalitiche non provengono da un accesso diretto ai processi psichici, ma rappresentano un groviglio arbitrario di libere associazioni, presunti ricordi di eventi passati, comportamenti del paziente e riflessioni sull’attuale situazione. L’analista per comprendere, è inevitabilmente costretto a selezionare e ordinare secondo il suo personale modo di operare, al fine di dedurre i processi psichici sottostanti. Anche se il paziente, attraverso la narrazione manifesta i suoi processi psichici, l’analista comunque non è in grado di osservarli direttamente.
Freud, non ha derivato il suo modello dell’energia psichica dalla pratica psicoanalitica, ma da Fechner, Helmholtz, Herbart, dal fisiologo Brucke, dallo psichiatra Meynert, dal medico Breuer.
Secondo il modello freudiano, all’interno delle funzioni psichiche, vi è una quantità di affetto e una somma di eccitamento, per cui l’apparato psichico risulta essere governato dal principio di inerzia che tende a mantenerlo al livello più basso possibile e dal principio di costanza che tende a mantenerlo costante. Nel modello dell’energia psichica l’inizio è conseguenza di un accumulo di energia, mentre la fine è determinata dall’esaurimento di questa energia. Diversi comportamenti non sono facilmente spiegabili, perché sono azioni. Questi sono più facili da comprendere se sono attribuiti a variazioni di segnali provenienti dal mondo esterno.
Il modello dell’energia psichica è derivato dal tentativo di Freud di concettualizzare i dati della psicologia, in modo analogo a quelli della fisica e della chimica dei suoi tempi. Secondo Bowlby, la teoria freudiana delle pulsioni e del principio del piacere, essendo formulati in base al modello dell’energia psichica, è attualmente da considerarsi insoddisfacente.
A differenza del modello dell’energia psichica, quello proposto da Bowlby deriva dalla teoria delle relazioni oggettuali e si fonda prevalentemente sull’esperienza clinica e sui dati ottenuti dai pazienti. Inoltre si basa su una nuova teoria dell’istinto, alternativa a quella di Freud, in cui ai concetti dell’energia psichica e della sua scarica, Bowlby ha contrapposto quella dei sistemi comportamentali e del loro controllo mediante un feedback negativo, in altri termini una forma comportamentale di omeostasi concepita sia come tendenza a mantenere certi livelli entro limiti positivi, sia stabiliti da fattori genetici in grado di garantire la massima probabilità di sopravvivenza.
Bowlby, privilegia i concetti di organizzazione e di informazione, indipendenti dalla materia, dall’energia e dal considerare l’organismo vivente come un sistema aperto e non chiuso. Attraverso il concetto di feedback viene attribuito una maggiore importanza alle condizioni che fanno iniziare e terminare un’azione.
Secondo questo modello, le forme più complesse di comportamento istintivo sono considerate il risultato dell’esecuzione di piani più o meno flessibili, in cui l’esecuzione inizia quando l’individuo, attraverso gli organi di senso, riceve una serie di informazioni. L’esecuzione del piano viene guidata e fatta cessare da un’altra serie di informazioni prodotte dall’azione intrapresa, fornite da fonti interne alla mente e dagli organi di senso. La determinazione dei piani e dei segnali che controllano l’esecuzione dipende da elementi sia appresi che non-appresi
Il modello del comportamento istintivo in sostituzione del modello energetico proposto da Freud.
Anche se nel tempo, il comportamento di un individuo cambia, diversi suoi aspetti, che comunemente chiamiamo istintivi, non mutano e si manifestano con regolarità. Questo comportamento istintivo presenta alcune caratteristiche generali: segue uno schema simile e prevedibile in tutti i membri della sua specie, non costituisce una semplice risposta ad uno stimolo ma una prevedibile sequenza comportamentale, si sviluppa anche se non sono presenti opportunità di apprendimento, contribuiscono generalmente alla conservazione dell’individuo.
Tuttavia l’antitesi fra innato e acquisito non ha molto senso in quanto ogni carattere biologico è il risultato dell’interazione fra patrimonio genetico e ambiente. Secondo Bowlby non è corretto usare i termini innati e acquisiti, ma ritiene più efficace utilizzare le espressioni “Ambientalmente stabile” per qualificare i caratteri biologici che sono scarsamente influenzati dall’ambiente e “Ambientalmente labili” per quelli che sono influenzabili dall’ambiente. Inoltre, Bowlby ritiene che la struttura fondamentale del comportamento istintivo dell’uomo derivi da comuni prototipi presenti anche in altre specie animali, prototipi che hanno subito nel corso del tempo una evoluzione, potenziandosi.
Il concetto di sistema di controllo è una delle più semplici forme di comportamento istintivo.
Diversamente dalle teorie precedenti non viene studiato il bambino o l’adulto, ma l’interazione tra gli individui, non viene proposto un modello dello sviluppo del bambino e non è ritenuto interessante conoscere l’organizzazione psicopatologica del bambino o dei suoi genitori, ma focalizza l’attenzione sulle modalità comunicative. Il modello utilizzato per studiare le strutture prototipiche del comportamento istintivo è quello relativo alla teoria dei sistemi, noto come sistema di controllo fondato sul concetto di feedback (o retroazione), cioè un processo attraverso il quale gli effetti del sistema controllato vengono continuamente riportati ad un sistema regolatore centrale dove vengono confrontati con le istruzioni iniziali fornite al sistema. Le azioni successive sono così determinate dai risultati di questo confronto. La forma più semplice di sistema di controllo è il regolatore, la cui funzione è quella di mantenere costante una determinata condizione.
Secondo Bowlby, i concetti di regolazione (o istruzione), di meta stabilita e di feedback (o retroazione), usati nei sistemi di controllo, sono anche alla base di gran parte del funzionamento fisiologico. Ad esempio, per mantenere la glicemia ad un livello costante opera un sistema di controllo che utilizza i tre principali componenti precedentemente elencati. In altri termini, così come i geni assicurano lo sviluppo di un sistema cardiovascolare in grado di controllare, nelle diverse condizioni, l’afflusso di sangue ai tessuti, è possibile supporre che l’azione dei geni assicuri lo sviluppo di un sistema comportamentale in grado di controllare il comportamento nelle diverse condizioni.
Ciò significa che il comportamento istintivo non è ereditario, in quanto si eredita la potenzialità a sviluppare i sistemi comportamentali, la cui natura e le cui forme differiscono a seconda del particolare ambiente in cui l’individuo si sviluppa.
Uno dei sistemi comportamentali più semplici, secondo Bowlby, è quello che segue uno schema fisso di azioni, che è diverso da un riflesso, in quanto la soglia di attivazione di un riflesso è costante, mentre quella di uno schema fisso d’azione varia in funzione dello stato dell’organismo. Inoltre è estremamente stereotipato e quando avviato segue un percorso tipico fino al completamento, indipendentemente da ciò che accade nell’ambiente, perché dipende totalmente da un programma prestabilito nel sistema nervoso centrale, che potrebbe anche in parte essere condizionato da un feedback propriocettivo proveniente dagli organi di senso della muscolatura che segnala il progredire di una sequenza comportamentale. Gli schemi fissi d’azione svolgono un importante ruolo specialmente durante l’infanzia, cioè quando non sono disponibili comportamenti più elaborati, come ad esempio il pianto, il sorriso, ecc.
Un comportamento può essere corretto secondo lo scopo quando ricorre a diverse reazioni prima di raggiungere un particolare risultato finale. Tuttavia, ciò che lo caratterizza non è il raggiungimento di un risultato prevedibile, ma il fatto di raggiungerlo attraverso un particolare processo, scelto in modo non casuale fra un ampio repertorio di movimenti stereotipati o variabili. In questi casi il programma viene inserito come risultato di un processo di sviluppo che è il prodotto dell’interazione fra la dotazione genetica e l’ambiente, che deriva sia da processi epigenetici, sia dall’apprendimento.