La Nascita psicologica del bambino
di Antonio Sammartino
04/06/2004
Alla nascita la mente del neonato e quella della madre sono un’unica entità. Solo verso il settimo-nono mese i due mondi iniziano a differenziarsi. Questa evoluzione (o differenziazione) continua fino a quando il bambino non si percepisce separato dalla madre.
È questo un periodo importante dello sviluppo, in quanto il bambino non ha ancora acquisito il concetto di permanenza degli oggetti, cioè la capacità di avere presente nella mente un oggetto fisicamente assente, per cui l’assenza della madre, per la mente del bambino, è come se fosse morta, per cui si sente abbandonato. Questo stato della mente genera angoscia nel bambino perché la mamma, per effetto della sua costante e continua presenza durante i primi mesi di vita, è l’unica sicurezza che possiede.
Margaret Mahler, nel descrivere lo sviluppo dell’identità dei bambini (o nascita psicologica), ha ipotizzato un interessante modello di separazione-individuazione. Secondo Mahler la separazione è una necessità evolutiva del bambino, il cui fine è di separarsi dal legame simbiotico con la madre, mentre l’individuazione rappresenta la conquista delle sue caratteristiche individuali.
Il modello della Mahler consente di dedurre gli aspetti patologici che derivano dai blocchi o dalle distorsioni evolutive, durante il periodo di sviluppo della personalità del bambino. Questo processo di separazione–individuazione, è attivo durante l’intera esistenza, tuttavia le principali evoluzioni si verificano in un periodo che oscilla fra il quarto e il trentaseiesimo mese. La Mahler, suddivide questo periodo in quattro fondamentali fasi:
1. Differenziazione e sviluppo dell’immagine corporea. Durante questa fase, che compre il periodo di tempo che va dal quarto all’ottavo mese, il bambino acquisisce, per effetto della coordinazione motoria, la piena consapevolezza del proprio corpo. Verso il settimo-ottavo mese, il bambino inizia a distinguere la madre dalle altre persone. È durante questo periodo che inizia a sperimentare forme di disagio, quando la madre lo lascia da solo, tuttavia la sua reazione dipende molto dalle persone che sono presenti.
2. Sperimentazione. Durante questo periodo, che va dall’ottavo al quattordicesimo mese, i progressi nell’attività motoria, consentono un’evoluzione nella relazione madre-bambino, in quanto quest’ultimo può volontariamente avvicinarsi o allontanarsi dalla madre e scegliere quindi una distanza ottimale che gli consente di controllare la paura della separazione.
3. Ravvicinamento. Durante questo periodo, che va dal quattordicesimo al ventiquattresimo mese, il bambino presta particolare attenzione ai gesti e ai comportamenti della madre ed attua una serie di movimenti che lo allontanano e lo avvicinano alla stessa. Verso il ventunesimo mese, il bambino è in grado di trovare la distanza ideale fra lui e la madre e quindi iniziare ad acquisire, una sicurezza interiore, che gli consente di sopportare attese e frustrazioni. Durante questa fase, i progressi del linguaggio, sono molto importanti.
4. Costanza dell’oggetto libidico. Verso il terzo anno il bambino ha acquisito una stabile rappresentazione fra se stesso e la madre. È durante questa fase che si determina l’individualità del bambino (propria individualità e percezione del sé). Sa di essere diverso da sua madre e non piange più quando la mamma è assente, inizia ad andare all’asilo e successivamente a scuola. Tuttavia, se intervengono intense frustrazioni o angosce, il bambino potrebbe regredire e compromettere il processo di costruzione della propria identità.
Se durante questa fase di separazione-individuazione, il bambino ha sperimentato un attaccamento sicuro, in quanto la madre è sempre stata in grado di fornire risposte adeguate all’esigenze del figlio, la mente del bambino diventa capace di produrre forme di strategie in grado di consolarlo.
Il bambino inizia così a riprodurre il legame con la madre, con qualcosa di diverso (ad esempio l’orsacchiotto). Il significato di questi oggetti transizionali, è quello di fornire al bambino la stessa sicurezza fornita dalla madre, in quanto sono diventati un simbolo della sua presenza, con la differenza che mentre la vicinanza della mamma non può essere controllata dal bambino in quanto va e viene, suscitando in lui il timore di essere abbandonato, questi oggetti sono sotto il suo totale controllo. Queste esperienze contribuiscono allo sviluppo del pensiero simbolico del bambino. Inoltre l’assenza e il ritorno della mamma, con le esperienze di gioco (ad esempio del nascondino, del cucù, ecc.), consentono al bambino di sperimentare, che dopo un’assenza vi è il ritorno. Ciò gli consentirà di acquisire (generalmente verso i tre anni) la capacità ad aver presente nella mente un oggetto, anche quando non è fisicamente presente.
Verso i tre anni, con l’inizio della scuola materna, il bambino inizia a sperimentare la sua prima importante esperienza sociale di separazione dalla mamma.
Il principale compito dei genitori è quello di essere disponibile a rispondere quando le esigenze psicologiche del bambino lo richiedono, di fornire ragionevoli ed opportuni limiti al fine di educarlo all’esistenza e al rispetto delle regole, intervenendo tuttavia solo quando è effettivamente necessario. In altri termini, il principale compito dei genitori è quello di fornire al bambino una base sicura da cui partire per affrontare le difficolta del mondo esterno, nella consapevolezza che nei momenti di difficoltà, il bambino (o l’adolescente) potrà ritornare dai genitori, per essere nutrito quando ha fame, confortato quando è triste, rassicurato quando è spaventato. Questo ritorno dai genitori, se è tale da fornire al bambino la necessaria sicurezza, gli consentirà di acquisire maggior coraggio nell’affrontare le situazioni nuove e le diverse difficoltà della vita.
Il periodo di inserimento nella scuola materna offre al bambino la possibilità di sperimentare questa importante fase di separazione dalla madre, ma affinché ciò avvenga senza procurare ansia nel bambino, occorre che il genitore gli sia vicino e lo rassicuri, fino a quando il nuovo ambiente non gli diventa familiare, consentendogli così di potersi separare dalla mamma senza traumi. Ciò può verificarsi solo se il bambino è confortato dalla presenza della mamma anche se non è presente. Quando un bambino, abitualmente incontra grosse difficoltà a stare all’asilo o a scuola, può significare che il processo di separazione mentale, del bambino con la madre, si è bloccato, per cui si sente ancora fortemente attaccato a lei.
È questa non separazione mentale che rende intollerabile lo stare all’asilo o a scuola, per cui il bambino vuole insistentemente ritornare a casa per ristabilire quell’unità mentale. In genere, questa difficolta del bambino è in realtà indotto dalla difficolta della mamma a sapersi separare dal bambino che trasmette attraverso l’emotività questo suo disagio, che il bambino percepisce al di là delle parole che per lui non hanno molto senso.
Sempre, ma soprattutto quando esiste questa difficoltà è importante che intervenga una terza persona, in modo da consentire la ripresa e di favorire questo processo di separazione. La persona che meglio può svolgere questo compito è il papà, per cui diventa importante, durante questa fase di separazione mentale, che il bambino abbia un rapporto più intenso con il padre, il che non significa escludere la madre, ma di integrarla.
La dipendenza affettiva nasce dal blocco di questo processo di separazione mentale nel bambino, indotto spesso da un modello che si fonda sull’ubbidienza incondizionata, che si traduce in disagio e sofferenza sul piano emotivo e quindi evolutivo, rendendo così difficile lo sviluppo di quel fondamentale processo di autonomia psichica, indispensabile affinché il bambino possa nascere un sano senso del Sé, in quanto senza l’altro è impossibile esistere. Questo modo di rapportarsi verrà usato dal bambino per tutto (oggetti, luoghi, persone, ecc.), persino le idee e i pensieri subiscono il contagio di questa modalità simbiotica, che sarà riproposta anche durante la vita da adulto. Secondo Winnicott è importante non confondere le cure materne che possono anche essere ottime, dalle carenze materne che non dipendono dalla volontà della mamma, ma dalle difficoltà psicologiche indotte dalla bambina immaginaria che è in lei, che la riporta inconsapevolmente alle esperienze vissute durante la sua infanzia.