La paura dell’abbandono nei bambini
di Antonio Sammartino
12/08/2019
Per un bambino è più facile accettare una punizione piuttosto che essere ignorato
Per diverse persone, la solitudine può essere fonte di timore, paura che nei casi più estremi può manifestarsi sotto forma di ansia, di terrore, questo perché esiste sin dalla nascita, un profondo abisso fra l’essere soli e poter contare sulla presenza di una figura di attaccamento sicuro.
Il timore di essere abbandonato è ciò che maggiormente terrorizza un bambino, trasforma la sua rabbia in sfida, lo rende aggressivo, violento, disubbidiente. Spesso la paura del distacco dal genitore non viene compresa e gestita nel modo adeguato.
In questi casi il bambino può riacquistare la serenità solo se si convince che non sarà abbandonato.
Sin dall’istante del concepimento, esiste fra la madre e il bambino, un’intensa relazione di dipendenza reciproca in cui, per motivi diversi, il figlio diventa per la madre il suo principale e a volte unico oggetto d’amore, mentre per il bambino all'inizio il rapporto è un puro bisogno istintivo di sopravvivenza, ma successivamente potrebbe trasformarsi in dipendenza psicologica.
Insieme nella vita
Compito principale dei genitori è di cercare di attenuare la forza di questo legame, al fine di consentire al bambino di sperimentare in autonomia il mondo, al fine di consentirgli di sviluppare l’abilità a saper sopravvivere, indipendentemente da un supporto esterno, cioè a creare una sua solida immagine di sé.
Un bambino, se non sperimenta una sua autonomia, di fronte alle difficoltà della vita si sente smarrito e in pericolo, in quanto non ha avuto la possibilità di sviluppare sufficiente autostima e abilità sociale, indispensabili per poter gestire le diverse situazioni del vivere quotidiano. Un bambino che vive in un ambiente, seguito ossessivamente dai genitori che gli impediscono di sbagliare, potrebbe costruire una errata immagine di sé.
L’opposto potrebbe accadere, quando i bambini vengono lasciati troppo liberi di decidere o considerati troppo adulti, in quanto gli vengono assegnati compiti non adatti alla loro età. Una relazione di questo tipo probabilmente nell’immediato offre maggiore serenità alla famiglia, in quanto attenua i comportamenti conflittuali, ma priva il bambino della possibilità di sviluppare la fondamentale capacità ad autoregolarsi, in quanto i bambini credono di possedere il dono dell’onnipotenza e di poter fare tutto con il loro pensiero e desiderio. Inoltre non conoscono il mondo delle regole, per cui compito dei genitori è anche quello di insegnargli, soprattutto con i comportamenti, che vi sono limiti e regole a cui occorre sottostare.
Compito fondamentale dei genitori è di riuscire ad essere presenti e di non abbandonare emotivamente i figli, evitando tuttavia di intervenire di fronte alle loro difficoltà, al fine di consentire loro di sviluppare le opportune abilità, necessarie per superare le future avversità della vita, in quanto tutto ciò che non è prevedibile o esperienza, viene vissuto dall’individuo con diffidenza, mentre la certezza di sapere è molto rassicurante.
Infatti, l’individuo non risponde alle sollecitazioni dell’ambiente in sé, ma alla sua rappresentazione cognitiva o mentale, in quanto in ogni individuo, l’immagine del mondo esterno è determinata dall’apprendimento e dall’esperienze. In altri termini, il modo di percepire la realtà influisce sul modo di percepire le emozioni, che condizionano il comportamento. Quindi le esperienze di apprendimento precoci, che un bambino vive, sono fondamentali per acquisire una corretta visione della realtà. Compito dei genitori è quindi quello di favorire l’apprendimento di esperienze che consentono al bambino di evitare la trasformazione dei processi cognitivi in reazioni emotive potenzialmente patologiche.
Spesso è l’emozione dell’insicurezza che produce ansia, timore o paura.
Questo tipo di paura nei bambini, può manifestarsi anche sotto forma di sintomi fisici, quando sono presenti frequenti timori di separazioni, nelle occasioni di allontanamenti reali o presunti (anche semplicemente per andare a dormire), nelle situazioni in cui vi è una costante preoccupazione per una possibile perdita dei genitori o che possa accadere loro qualcosa di spiacevole. Tuttavia è opportuno parlare di disturbi di ansia da separazione se questa è fonte di sofferenza, se la paura si manifesta per almeno un mese ed ostacola le attività scolastiche e sociali. Il rifiuto di andare a scuola, preceduto da insonnia, incubi notturni, stati di ansia al mattino, può dipendere dal timore del bambino, di separarsi dalla figura di riferimento, generalmente la madre.