Neurobiologia dell’Innamoramento
di Antonio Sammartino
14/01/2020
Innamorarsi è una transitoria forma di follia, una straordinaria esperienza, dirompente, totalizzante, meravigliosa, in grado di alterare la biologia del cervello.
Quando si è innamorati, si è convinti che la persona amata possa donare quella forma di amore e affetto di cui si ha bisogno. Il giudizio critico si attenua e la persona ci appare priva di difetti. Ciò consente di proiettare sull’altro i propri bisogni.
In realtà, il cervello avvisa l’innamorato che è in una potenziale situazione di pericolo imminente, perché l’eccitazione che avverte è l’equivalente di una sensazione d’allarme, per cui si attiva l’Amigdala, che commuta il cervello nella modalità panico, impedendo così alla persona di osservare con obiettività l’oggetto del suo amore.
Se la proiezione dei propri bisogni prevale sul valore dei sentimenti, la relazione si complica. Infatti, per diverse persone, la solitudine è fonte di timore, paura, che nei casi estremi può manifestarsi sotto forma di ansia, terrore, questo perché esiste sin dalla nascita, un profondo abisso tra l’essere soli e poter contare sulla presenza di una figura di attaccamento sicura, un partner ritenuto fidato. Ciò significa che il livello di suscettibilità al timore e alla paura, sulla qualità dell’amore del proprio partner, è condizionato dalla qualità e dalla presenza o assenza (nel senso della disponibilità) delle figure di attaccamento, sperimentate durante il periodo di sviluppo delle abilità cognitive e affettive, specialmente nei primi anni di vita. Infatti, quando ci s’innamora, inconsapevolmente recuperiamo le dinamiche emotive e le situazioni che hanno caratterizzato i rapporti con le persone, che durante l’infanzia, sono state emotivamente importanti (in genere i genitori) e li ricreiamo nelle relazioni con il partner, al fine di ricoprire il medesimo ruolo emotivo che avevamo o desideravamo avere da piccoli. Ciò significa che ci s’innamora di un ricordo la cui essenza è la chiave delle informazioni emotive della nostra infanzia.
Durante il periodo dell’innamoramento è importante rivedere il film della propria infanzia, per individuare i parallelismi inconsapevoli tra le esperienze passate e la realtà attuale, al fine di comprendere il perché la persona scelta è per noi importante. Sono le esperienze del passato, impresse nella memoria emotiva, la qualità dell’attaccamento ricevuto, l’immagine dei genitori nel mondo interno e il bisogno di una presenza affettiva, che determinano le caratteristiche che deve possedere la persona di cui ci s’innamora e che viene segnalato mediante l’accensione dei centri del piacere, che inondano l’organismo di Feniletilamina (ormone della felicità) che rende imperioso il desiderio dell’altro ed attiva nel cervello dell’innamorato le aree neuronali che rispondono alla Dopamina, creando così l’esaltazione febbrile dell’eros, che si manifesta mediante una travolgente passione, che trasforma in gratificante tutto ciò che riguarda l’altro e diffonde una sensazione di appagamento. Indirettamente provoca anche euforia, entusiasmo ed eccitazione, mentre la drastica riduzione del livello di Serotonina rende la persona pazza d’amore, la induce a pensare costantemente all’altro, diventa cioè una idea fissa molto simile al Disturbo Ossessivo Compulsivo.
Questo stato, obbliga il cervello a produrre la Noradrenalina, che diffondendosi nel Sistema Limbico e soprattutto nell’Ipotalamo, pone in preallarme il sistema di risveglio del desiderio e dell’eccitazione sessuale. L’Adrenalina entrando in circolo, aumenta il battito cardiaco, la respirazione, la pressione sanguigna e in alcuni individui può anche generare uno stato di ansia, indotto dal timore di risvegliarsi dal dolce sogno d'amore. L’essere innamorati risveglia il desiderio che rende più probabile il rapporto sessuale e quindi la produzione, da parte dell’ipofisi, dell’Ossitocina (ormone dell’amore e dell’affetto) che favorisce l’attaccamento, contribuisce ad aumentare la fiducia nel prossimo. Spinge gli innamorati verso il contatto e l’abbraccio fisico. Il fine è di far durare nel tempo la relazione.
Il Testosterone che cresce, attiva il desiderio sessuale (il testosterone cresce in una situazione di reciproca simpatia e disponibilità), mentre le Endorfine apportano soddisfazione, calma e riduzione dell’ansia, al fine di attenuare l’esaltazione dell’innamoramento.
È questa travolgente inondazione che produce la sensazione di felicità, di eccitazione e di piacere, che provoca euforia e un diffuso benessere. Infatti, quando si è innamorati, la Feniletilamina è prodotta in quantità industriale, ha un effetto stimolante sul Sistema Nervoso Centrale, contribuisce ad aumentare la frequenza delle pulsazioni e la pressione sanguigna, accresce il desiderio e la gratificazione sessuale. L’aspetto più interessante di questa tempesta è che mentre la passione iniziale coinvolge le aree cerebrali collegate alla gratificazione e agli istinti, i sentimenti sollecitati da una relazione stabile attivano le aree del cervello, sede dell'emozioni. Ciò conferma che i sentimenti connessi all’amore cambiano nel tempo per effetto dei processi neurobiologici.
Una ricerca effettuata presso il centro studi della Montalcini ha rilevato che, nella prima fase dell’innamoramento, i livelli di Ngf (Nerve Growth Factor) sono molto più alti rispetto ai valori riscontrati, dopo circa un anno, nelle stesse persone, impegnate nella medesima relazione. Ciò non significa che la coppia non è più innamorata, ma si è semplicemente attenuato l’effetto dopante. Questo processo di modulazione ormonale è inevitabile, perché l’organismo nel suo insieme non può tollerare gli squilibri per un lungo periodo e quindi interviene il sistema che controlla l'omeostasi (la tendenza naturale che garantisce la relativa stabilità interna dell'organismo), che cerca di attenuare gli effetti eccitanti indotti dall’esplosiva miscela ormonale. La Feniletilamina, insieme alla Dopamina promuovono la passione, il desiderio e il bisogno di incontrare al più presto l’altro, ma purtroppo (o per fortuna), queste molecole mobilitano troppo l’organismo, per cui difficilmente la persona potrebbe sostenere a lungo questa eccitazione, poiché diventa alto il rischio della sofferenza e quindi il decadimento del piacere. È inevitabile quindi che all’eccitazione iniziale indotta dalla passione, subentri un senso di tranquillità e regolarità, indotto dalla presenza dominante delle molecole del benessere, che attenuano l’eccitazione e inducono quella forma diversa di sentimento che generalmente chiamiamo AFFETTO, il cui fine è di rafforzare il legame sentimentale con il partner.
I responsabili di questo diverso stadio dell’amore sono la Vasopressina per l’uomo (ormone della fedeltà maschile) e l’Ossitocina per la donna (ormone delle coccole), che innescano il desiderio di dare o ricevere carezze. Spesso, questo calo inevitabile della passione, è interpretato come un’attenuazione del sentimento, mentre in realtà si è semplicemente trasformato in qualcosa di più efficace e duraturo (affetto), poiché l’ossitocina e la Vasopressina sono la base chimica della nostra capacità all’attaccamento romantico. È quello stato psichico che diffonde i sentimenti di amore tipico dei legami affettivi quale la tenerezza e quell’intensa soddisfazione che deriva dal contatto fisico, dall’eccitazione e dall’appagamento sessuale. È l’Ossitocina che fa percepire il calore della tenerezza, che induce la sensazione di sentirsi soddisfatti, che consente la fusione dei corpi in un’unica entità, che aiuta le donne a ritrovare la quiete, dopo la tempesta prodotta dall’orgasmo.
Una delle principali cause che impedisce a una persona di innamorarsi è la sfiducia nell’altro sesso, un meccanismo di difesa che nasce dall’inquietudine e che è attuato per sfuggire alle delusioni, per evitare di rivivere ancora i dolori provati nelle precedenti esperienze affettive. Un’inquietudine che si alimenta attraverso le emozioni come la paura, la rabbia, il risentimento, la competizione, la gelosia e la tristezza, che distruggono il desiderio e la capacità affettiva ad amare. L’amore quindi non si annuncia e non nasce per caso, ma accade solo se si ha un atteggiamento fiducioso verso gli altri, in grado di risvegliare, attraverso l’invio di messaggi subliminali, il desiderio ad esplorare l’altro. La FIDUCIA è l’unico sentimento in grado di abbattere le barriere difensive della diffidenza, per consentire alle aree del cervello degli affetti e degli istinti, che controllano l’organizzazione delle emozioni, di comunicare con il livello cosciente, cioè con la Corteccia.
Il centro della fiducia nel prossimo e quindi anche tra due partner risiede Nucleo Caudato, che è anche uno dei centri implicati nei meccanismi di ricompensa e di attesa di un premio. Il controllo del desiderio e degli affetti invece è nel Sistema Limbico, Talamo, Ipotalamo e Ippocampo, cioè nella parte istintiva del cervello, che non può essere controllata dalla coscienza, ma al verificarsi di determinate condizioni inizia a inviare messaggi all’Ipofisi che scatena la tempesta, senza chiedere il consenso alla nostra volontà. Tuttavia l’individuo, mediante la Corteccia, elabora queste emozioni istintive trasformandoli in pensieri che, procurandogli sensazioni piacevoli, lo proiettano nel futuro.
I neuroni della ricompensa producono la Dopamina che sono particolarmente recettivi all’Ossitocina e alla Vasopressina, sintetizzati dall’Ipotalamo, che si accumulano nell’Ipofisi che è a sua volta in comunicazione con l’Ipotalamo (centrale di comando del sistema delle ghiandole endocrine).
Il principale responsabile del turbamento indotto dall’innamoramento è l'Adrenalina (neurotrasmettitore prodotto dal Surrene), molecola generata dalla paura e dal timore, la cui funzione è anche quella di inibire temporaneamente l'eccitazione sessuale. In questi casi, il fine dell'Adrenalina è di segnalare interesse e attrazione, mentre responsabile dell’emozione che si manifesta è la Noradrenalina, prodotta dalle ghiandole Surrenali. Responsabile del senso di benessere e dell’effetto euforizzante dell'amore che ci avvolge, quando abbiamo vicino la persona che è il sogno dei nostri desideri, è l’Endorfina, prodotta dall’ipofisi. È lei che offusca la memoria, ci impedisce di dormire e ci fa persino dimenticare di mangiare. L’amore è anche impulsività passionale innescata dalla Dopamina (molecola dell'impeto e del fervore), il neurotrasmettitore che risveglia la voglia di gradire e di reiterare quei comportamenti che procurano piacere. È una droga, la cui funzione è di impartire al cervello l’ordine imperativo di Desiderare. L’ipotalamo è così costretto a rivolgersi al surrene affinché produca l’Adrenalina (molecola dell’agitazione) che scatena il terremoto, è improvviso, meraviglioso, piacevole, una magia, ogni volta unica, speciale, che ci fa sentire benissimo, una strana luce illumina il nostro viso, gli occhi risplendono.
Quando ci s’innamora, è impossibile non mostrare il benessere, perché si diventa diversi, una maggiore forza e determinazione guida le nostre azioni. La carica ci viene fornita da uno straordinario cocktail che comprende Noradrenalina, Ossitocina, Dopamina, Testosterone e Oppiacei vari. È lo sballo che ci dona sensualità, dolcezza, socialità, determinazione. Per fortuna interviene la Serotonina per ristabilire un minimo di equilibrio psicologico, necessario per domare in parte l’effetto delle emozioni, scatenate dalla passione d’amore, che ci fa capire di essere perdutamente innamorati, fino alla disperazione.
Quando si è innamorati, tutte le nostre cellule percepiscono la vibrazione d'amore. Infatti, le cellule contengono informazioni, mentre nella membrana cellulare sono immagazzinate le nostre credenze che sono costantemente trasmesse al cervello, che le interpreta. La mente risponde a questi messaggi vibrazionali creando uno stato di coerenza tra credenze e realtà, al fine di creare la medesima realtà chimica presente nel corpo. Se le nostre credenze e convinzioni inducono la percezione di un malessere, il cervello coordina le cellule affinché questo pensiero si realizzi. Al contrario se invece le cellule trasmettono un segnale di benessere, il cervello lavorerà affinché ciò accada.
Non è l’innamoramento che produce emozioni, ma queste reazioni neurobiologiche e fisiologiche, modulate dai messaggeri chimici, che attraverso l’emozioni, comunicano alla coscienza che vi è un interesse verso un potenziale partner.
Ogni coppia ha le sue dinamiche, perché alla base di una qualsiasi relazione vi sono diversi fattori. Le relazioni affettive dell’adulto, sono generalmente determinate da bisogni infantili insoddisfatti, la cui origine è nel legame che il bambino ha instaurato con le sue figure di attaccamento. Se questo legame si è costruito su comportamenti non armonici, che si sono reiterati durante l’intera infanzia, il bambino potrebbe crescere in una realtà quotidiana disfunzionale, inadatta ai suoi bisogni. Questo modello condizionerà i legami sentimentali-affettivi, in età adulta.
In diversi casi, alla base dell’innamoramento, vi è il bisogno di soddisfare un desiderio di controllo. È importante, essere in grado di separare l’idea della relazione basata sull’amore, da quella basata sui bisogni infantili inconsci insoddisfatti.
Ciò che si vive nel presente potrebbe indurre la persona a rinforzare antiche credenze, che derivano da modelli infantili disfunzionali, oppure potrebbe scegliere di risanarli mediante esperienze emotive correttive e quindi acquisire la consapevolezza che vi sono modi più efficaci, in grado di costruire modelli d’interazione più funzionali al proprio benessere emotivo. Alcuni esempi possono meglio chiarire quest’aspetto.
In generale, le motivazioni alla base di una relazione di un uomo con una donna più grande vi è il bisogno di sopperire a una mancanza materna vissuta durante l’infanzia. In questi casi se prevale l’aggressività, cercherà una donna fragile, mentre se prevale la passività, creerà legami con una donna prevaricatrice e dominante. Se invece la madre è stata premurosa e accudente in modo soffocante, potrebbe prevalere il bisogno di innamorarsi di una donna più grande, materna, protettiva e accudente oppure nel suo opposto.
Una bambina che avverte durante la crescita l’assenza della figura paterna, senza razionalizzare il dolore che ne deriva, è molto probabile che cercherà nel partner, un surrogato della figura paterna, in grado di fornire attenzioni e accudimento. Se invece è cresciuta con un padre aggressivo e manipolatore, potrebbe innamorarsi di uomini fragili o con uno stato sociale inferiore, per esprimere una superiorità, mentre se prevale la sottomissione potrebbe cercare uomini prevaricatori.
Una bambina (o bambino) che cresce con genitori iperprotettivi, manifesterà forte insicurezze e poca autostima, cioè una persona fragile che necessità di continue cure. In questi casi prevale l’idea dell’amore platonico. Da adulta potrebbe cercare partner protettivi e premurosi, con cui tendenzialmente incontrerà difficoltà sul piano sessuale. La frigidità espressa nel rapporto di coppia, potrebbe indurla a cercare l’appagamento sessuale in un altro uomo, pur restando a livello sentimentale legata al suo partner.
Uno strumento per migliorare la capacità a osservare le proprie emozioni, è quello di usare il Modello ABC della REBT. Il fine è di poter analizzare e correggere i modelli disfunzionali appresi. Essenzialmente consiste nell’analizzare e correggere i modelli disfunzionali appresi, in modo descrittivo, piuttosto che valutativo, eliminando i giudizi, lasciando le emozioni libere di fluire, al fine di poterle analizzare. Questa tecnica consente di acquisire la consapevolezza sulle proprie emozioni nell’istante in cui sorgono, imparando a esprimere, mediante un vocabolario emotivo, ciò che si prova. Inoltre consente di comprendere i collegamenti tra il contesto e l’emergere delle emozioni negative, in modo da essere in grado distinguere le emozioni dai pensieri disfunzionali e di imparare a gestire le emozioni negative.