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Library: Psicologia - Meccanismi Mentali

Vivere l’Amore
di Antonio Sammartino    16/03/2020

Quando un desiderio si trasforma in sentimento, si soddisfa a un bisogno emotivo, che consente di misurare lo stato affettivo di una persona, inteso come benessere sentimentale. A causa di questa trasformazione il sentimento conduce verso il Sentire dell’altro, inteso come soddisfacimento di bisogni fisici ed emotivi. Sorge quindi spontanea una domanda: è sufficiente questo mutamento per dire che viviamo l’amore?

Vivere l’amore, vuol dire saper ascoltare i sentimenti più profondi che sono dentro di noi. È inutile fuggire dalla realtà, in quanto si inganna innanzitutto sé stessi. Occorre saper cogliere i segnali importanti che si cerca di mascherare, mediante l’atto del giustificare o peggio dell’ignorare. Occorre capire ed affrontare l’ansia, le paure, i timori, che spesso bloccano, in quanto possono spingere a lasciare latenti comportamenti, atteggiamenti o decisioni che sono già dentro di noi. 

La nostra esistenza è fatta di Episodi, di periodi che iniziano e finiscono. Un periodo che termina apre nuove opportunità per la crescita personale, per amare e per sentirsi amato, con il proprio partner o con uno diverso. La consapevolezza consente di conoscere e migliorare quella parte di noi che nel passato ha contribuito a creare ostacoli ed amarezze. 
Vivere l’amore vuol dire introdurre nel rapporto fiducia e rispetto, vuol dire saper scegliere l’istante giusto per comunicare con il proprio partner. Occorre saper affrontare le discussioni con serenità, parlare con convinzione, cercare di fornire all’altro la possibilità di replicare, di capire. Occorre saper evitare il senso dell’insicurezza, le accuse, le recriminazioni, i ricatti sentimentali, in quanto non è utile contribuire a distruggere i fantastici ricordi del passato. Un rapporto sentimentale non vive solo di istanti d’amore, ma si nutre anche di infantili ripicche quotidiane. Una parola pronunciata con leggerezza, spesso scatena comportamenti irritanti. L’orgoglio ferito con stupide provocazioni, alimenta maldestre vendette, silenzi accusatori, risposte aggressive. Spesso questi atteggiamenti sono un modo per punire. Occorre evitare di utilizzare i figli per ulteriori tensioni e al solo scopo di crearsi Alleati. 
Vivere l’amore vuol dire acquisire la capacità a sapersi difendere dalle provocazioni quotidiani, che lo stare insieme, inevitabilmente alimenta. Ad un’accusa a non saper fare qualcosa si può rispondere con accattivante ironia o chiedendo un aiuto nell’apprendere come fare meglio. Durante un litigio non serve cercare spiegazioni, ma attuare comportamenti che tranquillizzano, che fanno sentire l’altro al centro dell’attenzione, che seminano quiete. La rinuncia alle risposte aggressive, evita di innescare il ping-pong delle accuse, di creare tensioni e quindi infantili ripicche. 
Occorre saper riconoscere quando comportamenti e atteggiamenti sono causati dallo stress o dalle tensioni del vivere quotidiano. In questi casi occorre saper attendere e cercare, con comportamenti che tranquillizzano, di stemperare la tensione. Vivere l’amore vuol dire riuscire ad avere anche una vita privata, degli spazi propri entro cui sviluppare e soddisfare le esigenze individuali e i bisogni sentimentali, di affetto, amicizia, ecc. Occorre evitare di invadere le reciproche libertà, con comportamenti alimentati da stupide e morbose gelosie o invidie. Vivere l’amore vuol dire saper razionalizzare il sesso, cercando di evitare di attribuirgli una esagerata importanza, per la buona riuscita del rapporto, in quanto l’inevitabile attenuazione della passione erotica può condurre ad una instabilità.
Occorre saper rigenerare la seduzione, evitando i comportamenti scontati, la fretta, riscoprendo con il dialogo vecchie e nuove forme di sensazioni, che comprendono anche lo scambio dei ruoli. Confessare i propri desideri erotici, le proprie fantasie, perché vivere l’amore vuol dire anche saper realizzare i bisogni e le fantasie erotiche del partner. Ma se l’altro non riesce a capire, ed utilizza questi nostri atteggiamenti per tentare di dominarci, allora abbiamo una sola possibilità per salvare la nostra esistenza, la separazione, l’abbandono, consapevole che l’altro non ha saputo o non ha voluto amarci. 
I nostri comportamenti e atteggiamenti sono fortemente condizionati dalle persone con cui ci relazioniamo, a volte desideriamo farci amare, a volte decidiamo di farci odiare, perché ci spaventano i sentimenti che vediamo nascere in noi, oppure le riteniamo non compatibili con le nostre idee, con le nostre esigenze, con le nostre aspettative. Non sempre le persone sono disponibili a capire ciò che di vero c’è in Noi, non sempre hanno la capacità a sapere ascoltare, spesso si lasciano ingannare da ciò che ci vuole tradire. 
Non possiamo chiedere agli altri ciò che Noi non riusciamo a fare, perché solo alcune persone sono disposte ad ascoltare la parte migliore di Noi ed ignorare quella che ci condanna. Quando si scrive si può riflettere, meditare, correggere ciò che riteniamo non coerente con l’immagine che vogliamo trasmettere, ma quando siamo a diretto contatto con una persona, sono le emozioni e i bisogni che ci guidano e se non siamo in grado di controllarli allora rischiamo di trasferire anche quell’immagine cattiva, che spesso ci sovrasta. Nei rapporti occorre farsi guidare dai sentimenti, dalle emozioni positive e non controllare dai bisogni, dalle convinzioni. Spesso quello che crediamo è diverso da quello che gli altri pensano gli di Noi. 
In diverse circostanze, a causa delle nostre convinzioni, interpretiamo nel modo errato i comportamenti degli altri, li giudichiamo, li critichiamo, usiamo parole ed atteggiamenti alimentati dalla rabbia. Poi, quando ritorna il sereno vorremmo non aver gridato, non aver agito, ma spesso è troppo tardi perché il contenitore del rancore è ormai troppo pieno. Quando si usano parole forti, quando i nostri comportamenti sono aggressivi nelle banalità, sicuramente il contenitore delle emozioni è ormai troppo vuoto, quello del rancore è già troppo colmo. È tardi per agire e sperare che le cose possono cambiare, perché il contenitore del rancore può solo riempirsi, quello delle emozioni può solo svuotarsi. 
Non serve dire Lui non ha capito nulla di me; è stupido illudere con frasi ad effetto non ti merita, lascialo perdere; è inutile aggrapparsi ai sentimenti per sperare. Forse l’unica possibilità che abbiamo è di usare la ragione, guardare alla realtà, dimenticare per un istante le nostre ragioni, per ascoltare ciò che l’altro desidera, poi gridare con forza quelle che sono le nostre aspettative e quindi decidere oggi, per evitare di doverlo fare domani.

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