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Library: Psicologia - Meccanismi Mentali

Oblio d’Amore
di Antonio Sammartino    15/03/2020

Esiste un amore che dura anche dopo la fine di un rapporto, non siamo in grado di dargli un nome, ma sappiamo che è quella profonda paura di amare che teme l’oblio, è quel relitto a cui disperati ci afferriamo, naufraghi d’amore, per superare il disagio per un qualcosa che ormai temiamo di aver perso per sempre.

È un ricordo che vogliamo tener vivo per cercare di comprendere i comportamenti che condizionano la nostra felicità sentimentale, è un commovente viaggio attraverso il passato per rivivere ancora, quel dolce sentimento, culla delle nostre emozioni più intense, nell’illusione che la luce del ricordo, possa abbagliare l’inevitabile oblio che ricopre il nostro passato.

È il nostro desiderio che rivive di un ritorno, nell’ingenua illusione che il passato sia ancora nel futuro, perché non riusciamo ancora a vivere il nostro presente. Passioni e incertezze, ossessioni e follie che oscillano fra ricordi e desideri di una tragedia che minaccia la nostra possibilità a ricominciare, nella finzione dell’attesa, nel mistero di un incontro. 
Il tempo e la noia ci rivelano la mancanza di quella incandescente esperienza, testimone di un vuoto e di quel inconsapevole desiderio di sapere perché, la memoria del presente, non riesce a sommergere i ricordi del passato. Spesso non riusciamo a dare risposte, non riusciamo a vedere quel futuro che sembra non esserci, ed allora ci culliamo attraverso i ricordi. È un gesto semplice che ci aiuta a vivere come in un sogno. 
Quando perdiamo qualcosa, una piccola parte di noi vola via e ci resta solo quel ricordo che spera nell’oblio. 
Alcuni ricordi attivano sensazioni, suscitano emozioni, spesso ci fanno soffrire perché ancora presenti nel nostro agire quotidiano, gli eventi continuano a parlare come se il tempo si fosse fermato. È impossibile donare tutti i ricordi all’oblio, perché alcuni continuano a congelare quella carica di affettività, quella emozione intensa, che appare essere una dura maledizione, che obbliga a sopportare la frustrazione di non riuscire a soddisfare, le intime esigenze. 
Alcune volte una perdita affettiva equivale ad una disgregazione, ad un vuoto interno che viene vissuto come un drammatico tentativo di negare la perdita del sentimento, nell’assurda speranza di riuscire a relazionarsi con l’immagine del nostro fantasticare. Attraverso questa immagine si tenta di far rivivere un affetto, di dare forma ad una emozione in grado di annullare la perdita della relazione. È il nostro Io che si ribella al distacco perché incapace di accettare la sconfitta di un sentimento e cerca, con un disperato tentativo, di ingannare la realtà, riversando su di essa inspiegabili sensazioni. 
È inutile soffocare quel disagio sepolto nel nostro inconscio, quell’irrinunciabile ricordo è una risoluzione intelligente di un conflitto che tende verso la rimozione, che libera dall’angoscia interna e dalla depressione che arricchisce il bagaglio dei nostri sentimenti, garantendo una maggiore integrità psichica. 
La ricerca di un ricordo, quando supera la soglia del razionale, è immobilismo o timore di non essere in grado di costruire una nuova esistenza. Una relazione sentimentale non è solo un rapporto di reciprocità, a cui ancorarsi nella speranza di trovare sicurezza e protezione, necessaria per soddisfare quel bisogno di dipendenza, quando una parte di sé tragicamente viene a mancare. Quel inconscio bisogno dell'altro, spesso si trasforma in una pacata aggressività che si alimenta attraverso quel senso di colpa, che alcune volte può farci desiderare di morire d’amore.

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